La Cina congela i rapporti di alto livello, Tokyo “deplora”
Prosegue lo scontro diplomatico indiretto tra i 2 Paesi. Il tribunale giapponese prolunga la detenzione del capitano cinese. In risposta Pechino “fa sapere” tramite i media che sospende i rapporti tra i funzionari dei due governi. I premier dei 2 Stati saranno in settimana a New York.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il Giappone “deplora” la decisione cinese di sospendere gli incontri di alto livello tra i 2 Paesi, ma sollecita a riprenderli.  Ieri Pechino ha “congelato” i rapporti e minacciato altre misure, dopo che Tokyo ha prolungato fino al 29 settembre la detenzione del capitano della nave cinese che il 7 settembre ha speronato un nave vedetta nipponica presso le contese e disabitate Isole Diaoyu (Senkaku, per i giapponesi), nel Mar Cinese Orientale.

Noriyuki Shikata, portavoce del premier nipponico, ha detto oggi che “quanto riportato [dai media] ieri notte è deplorevole, se vero”, spiegando che non ha ricevuto comunicazioni ufficiali circa la sospensione dei rapporti bilaterali a livello di funzionari ministeriali e provinciali. Ha comunque invitato Pechino “a un’azione calma e meditata, così che questo particolare incidente non colpisca le intere relazioni tra Giappone e Cina”.

Pechino tuttavia ha già rinviato i programmati colloqui proprio per discutere le ricerche di giacimenti di energia nelle isole contese e ha pure fermato i contatti per aumentare i rapporti aerei civili. Inoltre ha annullato l’invito per circa 1000 studenti giapponesi a venire domani a Shanghai per visitare l’Expo Mondiale.

La Cina insiste che l’arresto è illegale. Sul sito web del ministero cinese degli Esteri, il portavoce Ma Zhaoxu ha ribadito che “la Cina chiede l’immediato rilascio del capitano senza condizioni” e ha ammonito il Giappone a non commettere “un errore dopo l’altro” tenendolo in carcere.

Tokyo aveva arrestato l’intero equipaggio cinese autore dello speronamento, ma ha poi trattenuto il solo capitano Zhan Qixiong, che non intende rilasciare in quanto accusato di avere agito in modo intenzionale, per di più presso isole che il Giappone considera proprio territorio. Shikata ha insistito che è “inappropriato e biasimevole” voler “posporre la questione di diritto, al rilascio” del capitano. Per la legge giapponese, dopo il 29 settembre il capitano dovrà avere un’accusa formale o essere rilasciato.

I premier dei due Paesi, Naoto Kan e Wen Jiabao, saranno questa settimana a New York per partecipare ai lavori delle Nazioni Unite, ma non sono previsti incontri diretti.

Intanto il 18 settembre ci sono state “spontanee” manifestazioni antigiapponesi, di modesta entità, a Pechino, Shanghai, Hong Kong e a Shenyang per l’anniversario dell’invasione giapponese della Manciuria nel 1931.

Nella disputa è intervenuta pure Taiwan, che a propria volta rivendica diritti sulle isole, ricche di pesce e forse di giacimenti di petrolio e di gas.

Nei giorni scorsi il premier Kan ha ammonito a sua volta che se la Cina inizia le trivellazione dei giacimenti di gas Chunxiao, in altra zona contesa, Tokyo “prenderà contromisure”, forse anche portando il caso avanti alla Corte Internazionale Marittima.