Partiti di opposizione e attivisti contro la condanna di Sarath Fonseka
di Melani Manel Perera
La Corte marziale conferma le presunte accuse di corruzione e condanna il gen. Fonseka a tre anni di carcere. Per il verdetto finale si attende la firma di Rajapaksa. Protestano attivisti e opposizione che considerano il processo un attentato alla giustizia e alla democrazia.

Colombo (AsiaNews) – Gli sviluppi del processo contro il gen. Sarath Fonseka gettano nuove ombre sul governo del presidente Rajapaksa, già accusato di attentato alla democrazia per la discussa modifica della costituzione, che dà maggiori poteri al capo dello Stato. Lo scorso 17 settembre la corte marziale ha condannato Fonseka a tre anni di carcere, con l’accusa di corruzione nella gestione degli appalti militari durante la guerra contro le Tigri Tamil (Ltte). La condanna deve essere ancora firmata dal presidente Rajapaksa, ma ha già scatenato le proteste di opposizione e attivisti per i diritti umani, che accusano il governo di aver manipolato il processo.  

In un comunicato i membri del partito di opposizione, Jantha Vimukthi Peramuna (Jvp), affermano: “Questa corte marziale e il suo processo sono di parte, contro la legge nazionale e la giustizia naturale. Invitiamo tutti coloro che credono nella giustizia a respingere la sentenza della corte”. Secondo il Jvp il governo vuole eliminare Fonseka dalla scena politica, lanciando contro di lui false accuse. “I ladri e i teppisti che hanno derubato e frodato miliardi di denaro pubblico – continuano – godono della protezione delle autorità e il governo coccola anche gli ex leader separatisti responsabili di migliaia di vite innocenti, elargendo loro privilegi".

Gli attivisti dell’Asian Human Rights Commision (Ahrc) affermano che “la corte marziale manipolata da un regime politico è una minaccia non solo per Fonseka, ma anche a tutti i cittadini del Paese”. Secondo loro, un tale uso del processo giudiziario per motivi politici è paragonabile ai metodi di Stalin e Hitler, che miravano a eliminare i membri dell’opposizione.

In attesa della conferma del verdetto prevista per il prossimo 28 settembre, Fonseka rifiuta le accuse della Corte. Ieri, Anura Kumara Dissanayake, portavoce della Dna, ha affermato che l’ex generale farà appello alla Corte civile, presentando le gravi mancanze della Corte marziale.  “Non c'è giustizia nel Paese – ha sottolineato il portavoce - e non possiamo avere alcuna fiducia nella magistratura, ma faremo un appello solenne per una questione che in un normale processo sarebbe considerata come un problema di routine”.   Ex comandante dell’esercito e candidato per la National Democratic Alliance (Dna) alle presidenziali del gennaio scorso, Fonseka è agli arresti dall’8 febbraio. Dopo la sconfitta alle elezioni vinte da Rajapaksa, le autorità lo hanno accusato di aver architettato un colpo di Stato e un tentato omicidio nei confronti del presidente. Protagonista della sconfitta del movimento separatista Tigri Tamil, l’ex generale è l’unico membro dell’esercito ad aver accettato di collaborare con la Corte dei diritti umani dell’Onu, per far luce sui crimini di guerra compiuti dai militari contro la popolazione Tamil.