Santiago (AsiaNews/Agenzie) - Il tentativo cinese di accrescere il suo ruolo politico sulla scena internazionale, ha dato vita ad un duro confronto con gli Stati Uniti, in occasione dell'annuale summit APEC (Asia Pacific Economic Cooperation) conclusosi ieri a Santiago del Cile. Nei due giorni di incontro, i leader dei Paesi delle coste del Pacifico hanno discusso di libero mercato nella zona.
Diversi i punti sui quali Hu Jintao e George W. Bush, hanno discusso. Il mercato monetario è stato uno dei temi principali: Pechino chiede
all'America di prendere le misure necessarie per "restaurare un equilibrio". Finché il dollaro non si sarà stabilizzato, la Cina non ha intenzione di procedere alla richiesta riforma del cambio con la
valuta estera. Il nodo da scioglioere è che la valuta cinese, lo yuan, ha un tasso fisso. È stato fissato a 8,3 e non è cambiato in dieci anni. Lo yuan non è convertibile e il tasso di cambio è talmente basso che favorisce ingiustamente le esportazioni cinesi.
I rapporti commerciali con il Sud America sono un altro potenziale motivo di attrito. La caduta del dollaro e l'impegno in Iraq comportano un indebolimento politico degli Usa in alcune zone del mondo, come il Sud America. Di questo intende approfittare la Cina, il cui piano è diventare il primo partner commerciale dell'America Latina. A Santiago, Hu Jintao ha programmato investimenti per 30 miliardi di dollari e firmato 11 accordi bilaterali con il Brasile. Già ora la Cina è il maggior mercato di esportazione del rame cileno e di ferro, bauxite e zinco per il Brasile. Bush ha dichiarato che la crescita dei commercio cinese in America latina - da sempre dipendente dagli Usa - "è una prospettiva utile alla prosperità universale".
La sfida più aperta è stata sul piano della sicurezza internazionale. La Cina ha definito gli Usa un "ostacolo" ad una soluzione pacifica della questione nucleare in Nord Corea. Negli incontri bilaterali con Usa e Corea del Sud, il presidente cinese Hu Jintao ha chiesto maggiore flessibilità e l'impegno per la ripresa dei colloqui a sei. "La sfiducia estrema tra Pyongyang e Washington - ha detto il portavoce del ministro degli esteri cinese, Kong Quan - è la più grande barriera per una soluzione pacifica".
Le relazioni sino-americane sono minacciate da un'altra questione ricordata al summit APEC: l'indipendenza di Taiwan. Hu Jintao ha chiamato gli Usa a collaborare nella lotta alle forze separatiste sull'isola. "Gli indipendentisti - ha detto il presidente cinese nell'incontro con Bush - rappresentano una seria minaccia per la pace, la stabilità e la prosperità di tutta la zona dell'Asia-Pacifico". Finora Pechino aveva sempre affermato che non avrebbe accettato sulla questione Taiwan nessuna interferenza straniera ritenendola un affare di politica interna.