Tokyo invita Pechino a moderare i toni. Il rischio di una guerra commerciale
Il Giappone continua a invitare la Cina al dialogo e cerca di smussare i contrasti. Ma Pechino non appare propensa a rinunciare alla liberazione del capitano cinese. Tra i 2 Paesi scambi commerciali per miliardi di euro. Esperti: i contrasti politici non colpiranno troppo i rapporti economici.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – La Cina dovrebbe evitare di suscitare sentimenti nazionalisti e antinipponici, nella disputa con il Giappone per la proprietà di alcune isole, e risolverla senza conseguenza per i rapporti commerciali tra i 2 Paesi. Yoshito Sengoku, Segretario del Capo di Gabinetto giapponese, ha cercato oggi in conferenza stampa di riportare la disputa in normali ambiti diplomatici, dopo la rapida escalation di questi giorni.

Il 19 settembre Pechino ha sospeso gli incontri con il Giappone tra funzionari di alto livello e ha annunciato prossime maggiori contromisure. Subito dopo in molte grandi città cinesi ci sono state manifestazioni antinipponiche, per l’anniversario dell’invasione della Manciuria nel 1931.

La Cina vuole l’immediato rilascio del capitano cinese che il 7 settembre ha speronato due navi vedetta giapponesi, presso le contese isole Senkaku (Diaoyu), molto pescose e ricche di energia. Entro il 29 settembre il Giappone deve decidere se liberarlo o formalizzare le gravi accuse penali. Tokyo insiste di voler agire “secondo la legge”, ma Pechino chiede un rilascio immediato e senza condizioni.

I rapporti tra i 2 Stati sono stati a lungo interrotti e sono ripresi da pochissimi anni. Gli scambi commerciali tra loro hanno raggiunto i 12.600 miliardi di yen (112 miliardi di euro) nel 1° semestre 2010, +34,5% rispetto al 2009.

Yoshihiko Noda, ministro giapponese alle Finanze, ammonisce di continuare a rispondere “a mente fredda, per impedire contraccolpi sulla nostra economia”. Infatti anche politici giapponesi sono pronti a rispondere in modo deciso e il ministro dei Trasporti ha fatto sapere che non incontrerà il responsabile di un’authority cinese per il turismo, a un incontro fissato questa settimana in Giappone.

Ma esperti ritengono che questi contrasti non colpiranno molto i rapporti economici, fondati sulla reciproca interdipendenza e interesse, più che su ragioni ideologiche. Le azioni cinesi finora appaiono del tutto marginali e dimostrative: ad esempio, è in pericolo il previsto concerto del complesso musicale giapponese Smap, che deve esibirsi il 9 e 10 ottobre nell’ambito dell’Esposizione Mondiale di Shanghai. Erano previsti 80mila appassionati, ma da due giorni un’agenzia cinese ha fermato la vendita dei biglietti. Secondo alcuni osservatori, le rimostranze di Pechino sono dirette soprattutto a calmare il patriottismo di gruppi cinesi, mostrandosi vicino al loro furore.