Croce rossa: aiuti a un milione di alluvionati pakistani prima dell’inverno
di Jibran Khan
Il Presidente della Croce rossa internazionale invita i donatori a inviare nuovi fondi, per iniziare una seconda tornata di aiuti umanitari. Nelle aree alluvionate, milioni di persone sono ancora senza riparo e cibo rischiano di morire per il freddo. A tutt’oggi sono oltre 150mila le famiglie che già beneficiano degli aiuti della Croce rossa.

Islamabad (AsiaNews) – In vista dell’inverno,  Croce rossa internazionale (Ifrc) e la Mezzaluna rossa pakistana (Pakistan Red Crescent Society - Pcrs)  distribuiranno aiuti a oltre 1 milione di sfollati. Ad annunciarlo è  Tadaretu Konoe, presidente dell’Ifrc, che in questi giorni sta visitando le aree alluvionate.

“La situazione è molto complessa – afferma – molta gente è ancora senza un riparo, non ha accesso a cibo e ad acqua potabile e soffre per le infezioni…Ho visto con i miei occhi persone scavare ancora nel fango con le mani ”. “Noi della Croce rossa – continua - in collaborazione con la Pcrs del Pakistan, speriamo di poter di portare a termine una seconda tornata di aiuti per queste famiglie".  "L'inverno – aggiunge - si sta avvicinando velocemente e speriamo di fornire il maggior numero possibile di persone con coperte, vestiario e cibo per aiutarli ad affrontare il freddo. Ma per fare questo, abbiamo bisogno di più soldi."

Secondo l’Onu degli oltre 20 milioni di sfollati, gran parte è ancora intrappolata in campi di fortuna isolati, rendendo ancora più difficili le operazioni di soccorso.

A tutt’oggi la Ifrc ha aiutato oltre 150mila famiglie colpite dalle alluvioni, grazie all’impegno di altre 37 associazioni che lavorano insieme con il personale della Croce rossa e del Prcs nella fornitura di cibo e generi non alimentari in oltre 89 distretti del Pakistan. Per allargare la distribuzione degli aiuti umanitari servono circa 53 milioni di euro, ma finora solo il 73% è stato coperto dai finanziamenti dei donatori internazionali. 

Finora, il 20 % della popolazione alluvionata ha fatto ritorno nei propri villaggi, ma le loro abitazioni e i campi coltivati sono di fatto inservibili.  Secondo il responsabile dell’Ifrc, la situazione richiede ora un sistema risposta che sia adeguata ai bisogni della gente e non solo al loro sostentamento temporaneo.