Rabbini condannano l’incendio di una moschea in Cisgiordania
Insieme a un gruppo di coloni israeliani hanno manifestato solidarietà ai musulmani, dopo l’incendio doloso della moschea di Beit Fajjar. Anche Netanyahu condanna l’aggressione.

Beit Fajjar (AsiaNews/Agenzie) – Sei rabbini hanno portato ieri in dono una cassa con delle copie del Corano agli abitanti del villaggio palestinese di Beit Fajjar, nei territori occupati della Cisgiordania: un gesto di solidarietà dopo l’incendio doloso di una moschea. Il 4 ottobre scorso gli aggressori, forse dei coloni israeliani, hanno dato fuoco a un tappeto e a una dozzina di copie del libro sacro dell’Islam, e scritto slogan e insulti ebraici sui muri della moschea. La polizia ha promesso di cercare i responsabili.

Per consegnare i doni, i rabbini si sono recati al villaggio palestinese insieme ad altre decine di coloni, con auto blindate e scortati dall’esercito. Il rabbino Menachem Froman, fondatore del movimento pacifista Eretz Shalom (Una terra di pace) lì presente, ha dichiarato: “Questa visita è per dire che sebbene ci siano persone che si oppongono alla pace, chi si oppone alla pace si oppone a Dio”. Il rabbino Shlomo Brin, della Yeshivat Har Etzion, ha aggiunto: “Il nostro obiettivo è di condividere l’orrore per l’attacco alla moschea e affermare con chiarezza che questa non è la via mostrata dalla Torah”.

Il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha condannato l’attacco alla moschea e ha esortato la polizia a rintracciare gli aggressori. La situazione in Cisgiordania è molto tesa per la presenza di molti insediamenti israeliani fianco a fianco con i villaggi palestinesi. Circa 500mila coloni israeliani vivono in più di 100 insediamenti costruiti in Cisgiordania a partire dal 1967, dopo la conquista dei territori da parte di Israele durante la Guerra dei sei giorni. Gli insediamenti sono considerati illegali secondo la legge internazionale, sebbene Israele lo contesti.