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Il Premio Nobel a Liu Xiaobo, un dono per la Cina e per l’occidente
di Bernardo Cervellera
Il premio è un conforto per tutti i firmatari di Carta 08. Rispettare i diritti umani e la libertà religiosa sono l’unico modo di salvare la Cina dalla catastrofe che è già visibile oggi. Un monito per Pechino, ma anche per l’occidente che vede il gigante cinese solo come un mezzo per risolvere i propri problemi economici.
Roma (AsiaNews) – La comunità degli attivisti democratici e dei dissidenti scoppia di gioia per l’assegnazione del Premio Nobel per la pace allo scrittore Liu Xiaobo. E anche se la polizia oscura le televisioni e imbavaglia la moglie di Liu, Liu Xia, il premio Nobel per la pace allo scrittore, sono un conforto per tutti coloro che con lui hanno avuto il coraggio di lottare e firmare il documento, Carta 08, che ha determinato la sua condanna a 11 anni di prigione per “sovversione contro il potere dello Stato”.
Zhang Zuhua, fra i firmatari di Carta 08 ha dichiarato che “Il premio onora gli oltre 10 mila cittadini cinesi che con coraggio hanno firmato a sostegno delle idee espresse in Carta 08 e di tutti i prigionieri di coscienza”.
Da parte sua, il presidente del Comitato per l’assegnazione del Premio, Thorbjoern Jagland ha affermato che Liu “è il simbolo più eminente dell’ampia lotta per i diritti umani in Cina”.
Stupisce comunque il coraggio del Comitato per il Nobel a indicare Liu Xiaobo come vincitore in un momento in cui tutta la comunità internazionale si prostra davanti alla Cina super-ricca, super-potente, il più grande mercato al mondo, ecc…
Il punto è che lo sguardo di Liu Xiaobo e di Carta 08 verso il loro Paese è profetico: senza i diritti umani la Cina forse potrà “modernizzarsi” dal punto di vista economico, ma questa modernizzazione sarà “folle”, portatrice di catastrofi già percepibili nella situazione attuale. Carta 08 ne cita alcune: “corruzione governativa, la mancanza di uno stato di diritto, deboli diritti umani, corruzione dell’etica pubblica, crasso capitalismo, crescente disuguaglianza fra ricchi e poveri, sfruttamento sfrenato dell’ambiente naturale, umano e storico, l’acuirsi di una lunga lista di conflitti sociali, e… una netta animosità fra rappresentanti del governo e la gente comune”. Frenando i diritti umani e la democrazia, il Partito comunista cinese diviene responsabile in toto del disastro umano verso cui si sta dirigendo la Cina.
In questo senso la proposta di Liu (e il Premio Nobel), anche se irrigidisce Pechino che sta vomitando critiche e accuse, è la medicina più urgente per la Cina. Del resto, va detto che fra i firmatari di Carta 08 vi sono anche membri del Partito comunista e che le riforme politiche invocate dal documento, sono una stringente necessità da almeno 40 anni, da quando Deng ha proposto le “quattro modernizzazioni” (esercito, agricoltura, industria, tecnologia), ma non ha proposto “la quinta modernizzazione”, la democrazia.
Un altro elemento importante nel dare il premio Nobel a Liu sta nel fatto che la proposta di Carta 08 vede al cuore delle riforme la libertà religiosa. È sempre più chiaro che non si può difendere l’uomo (cinese o di qualunque altra cultura) senza guardarlo come un valore assoluto e perciò dentro una visione religiosa che vede l’uomo come proprietà di Dio e non dello Stato. Proprio per questo – e forse per la prima volta nella storia della dissidenza cinese – nel documento sui diritti umani si chiede la libertà religiosa, l’eliminazione delle differenze fra attività religiose “legali” e “illegali”, ufficiali e sotterranee. Questo passo - un fondamento religioso dei diritti umani – è frutto della sofferenza e del carcere di molti dissidenti, fra cui anche Liu, che sono venuti a contatto con il meglio della civiltà occidentale.
Il premio Nobel e la sottolineatura religiosa della proposta di Liu Xiaobo e di Carta 08 sono un monito anche all’occidente. Europa e Stati Uniti devono scegliere se continuare ad usare la Cina come un asino che ci tira fuori dalla crisi economica, senza considerare i diritti degli operai e quelli dell’ambiente, sfruttando la manodopera a basso costo e basta, oppure se potenziare non solo i rapporti di tipo materiale, ma anche i diritti umani e religiosi, essenziali allo sviluppo di un popolo.
Il monito di Liu e di Carta 08 è che se non si compie questo passo di rispetto per l’uomo e per la sua dimensione religiosa, la Cina (e il suo supersviluppo economico) è destinata al fallimento. E il suo, sarebbe anche quello dell’occidente.
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