Aung San Suu Kyi non voterà alle elezioni “farsa” indette dai militari
di Weena Kowitwanij
La Nobel per la pace non si esprimerà perché non ha “alcun partito da votare”, dopo lo scioglimento della Nld. E aggiunge: il mio voto “violerebbe” le leggi dei militari, che impediscono ai condannati di partecipare alle elezioni. Il premier thai Abhisit ha incontrato i leader della giunta. Al centro dei colloqui commercio e controllo delle frontiere.
Bangkok (AsiaNews) – Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, non voterà alle elezioni generali indette dalla giunta militare per il 7 novembre prossimo. Lo ha annunciato il suo legale Nyan Win, che conferma la presenza dell’assistita nelle liste elettorali, ma aggiunge che la Nobel per la pace non intende partecipare al voto. Intanto emergono i primi bilanci del viaggio ufficiale compiuto dal premier thai Abhisit Vejjajiva in Myanmar, lo scorso 11 ottobre, in cui si è discusso – fra gli altri – di economia, cooperazione e controllo dei confini, con un accenno alla questione dei diritti umani.
 
Il 7 novembre prossimo in Myanmar si terranno le prime elezioni, indette dalla giunta militare al potere dopo 20 anni di regime. Un “cammino verso la democrazia” per la leadership del Paese; un voto “farsa”, rispondono gli oppositori, che serve solo a “ripulire” la faccia della dittatura militare, perché il 25% dei seggi del nuovo Parlamento è già assegnato per legge ai membri dell’esercito. Aung San Suu Kyi, leader del disciolto partito di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Nld), tramite il legale spiega che “la Nld non parteciperà, per questo lei [Suu Kyi] ha detto di non aver alcun partito da votare, anche se le fosse concesso”. Una secca smentita, rispetto agli annunci dei giorni scorsi della giunta secondo cui la donna avrebbe partecipato al voto.
 
Nyan Win chiarisce anche un secondo punto che spinge la Nobel per la pace, che ha trascorso 15 degli ultimi 21 anni agli arresti e ancora oggi è confinata ai domiciliari, a non votare. La concessione che le viene fatta di partecipare alle elezioni, riferisce il legale, è “in contrasto” con le stesse leggi della giunta, che impediscono a detenuti e condannati di votare. “Non rispetta le leggi”, avrebbe chiosato la leader della Nld, i cui termini di arresto scadono il prossimo 13 novembre, all’indomani del voto. L’avvocato conferma che “secondo la legge” dovrebbe essere rimessa in libertà e “se non è rilasciata, è una violazione”.
 
Intanto a Bangkok tiene banco la visita del premier thai Abhisit Vejjajiva in Myanmar, dell’11 ottobre scorso. Un viaggio ufficiale di un giorno in cui si è discusso di: rafforzare i rapporti bilaterali; cooperazione nella risoluzione dei problemi lungo i confini; traffico di droga; commercio, investimenti e progetti economici in comune. A margine si è pure accennato alle prossime elezioni e alle questioni legate ai diritti umani.
 
Nella capitale Naypyidaw, Abhisit ha incontrato il gen. Teng Seng, Primo Ministro del Myanmar; al termine si è intrattenuto con il gen. Tan Chuay, presidente dell’Unione, con il quale ha condiviso una colazione di lavoro. Nel pomeriggio si è trasferito a Yangon, dove ha discusso con l’ambasciatore thai la politica verso il regime militare in vista del voto e nel futuro. Ai giornalisti il premier ha spiegato che “è arrivato il momento giusto per rafforzare le relazioni tra i due Paesi”. Egli avrebbe anche parlato di Aung San Suu Kyi e degli oltre 2mila prigionieri politici ancora oggi rinchiusi nelle carceri birmane.