Proibito ai cristiani cinesi di partecipare al Congresso protestante mondiale
Ai delegati di 200 Chiese domestiche protestanti Pechino ha impedito di partire per il Sudafrica, dove oggi inizia il 3° Congresso mondiale di Losanna. Esperti: la Cina non vuole riconoscere queste Chiese, ma l’organizzazione statale ufficiale delle Tre Autonomie non rappresenta i 100 milioni di protestanti cinesi. Il caso dei Sinodi cattolici.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pechino ha proibito alle delegazioni di circa 200 Chiese protestanti di recarsi a Cape Town (Sudafrica) per partecipare al 3° Congresso di Losanna sull’Evangelizzazione mondiale che si svolge da oggi al 25 ottobre. Sono tutte Chiese che rifiutano di diventare membri della Chiesa Patriottica  delle Tre Autonomie, l’organizzazione religiosa guidata dallo Stato che raccogliere tutte le denominazioni protestanti.

Secondo i racconti dei fedeli, già da 2 mesi la polizia li ha avvertiti di non partecipare e a parecchi di loro è stato impedito di partire benché avessero regolari visti per il Sudafrica, altri sono stati riportati con la forza dall’aeroporto a casa. Ad alcuni è stato ritirato il passaporto, altri sono stati minacciati e messi sotto sorveglianza. Almeno un rappresentante della Mongolia Interna è stato arrestato per avere organizzato attività religiosa “illegale”.

I delegati ieri hanno inviato una “lettera aperta” nella quale denunciano questa “seria violazione della Costituzione” e “infrazione della libertà religiosa dei cittadini cinesi”. Se qualcuno andrà a Cape Town potrà partecipare solo a titolo personale, non come delegato della sua Chiesa.

Julia Cameron, responsabile per il Congresso per le relazioni esterne, dice al South China Morning Post di aver domandato a Pechino la ragione dell’assenza dei delegati cinesi, ma non ha ricevuto spiegazioni.

Sarebbe stata la prima partecipazione delle Chiese domestiche protestanti a un incontro internazionale, dal 1949. In genere questi gruppi tengono un profilo basso per evitare persecuzioni e intimidazioni, proprio perché vogliono operare in modo libero al di fuori dell’organizzazione ufficiale statale.

Il Congresso di Losanna, tenuto per la prima volta per iniziativa del predicatore Billy Graham a Losanna (Svizzera) nel 1974, è uno degli avvenimenti più  importanti della recente storia protestante. Il 2° Congresso si è tenuto a Manila nel 1989. A Cape Town sono attesi oltre 2mila leader protestanti di 200 Paesi, per discutere di tutto, dall’evangelizzazione alla povertà, dalla diffusione dell’Aids alla persecuzione.

In Cina ci sono 23 milioni di cristiani protestanti secondo i dati ufficiali, ma esperti ritengono che siano oltre 100 milioni perché la gran parte di queste comunità si rifiuta di registrarsi presso l’organizzazione cristiana statale ufficiale.

Alcuni delegati ritengono che Pechino non volesse essere rappresentata dalle Chiese domestiche, piuttosto che dalla Chiesa delle Tre Autonomie. Anche l’organizzazione ufficiale diserterà il Congresso, in quanto invitata solo come “osservatrice”. Infatti i delegati a pieno titolo devono aderire alla Convenzione di Losanna del 1974, vero manifesto dei cristiani protestanti.

Liu Peng, studioso dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali, spiega che la Chiesa cristiana cinese ufficiale, con i suoi principi-base di “auto-governo”, “auto-fondamento” e “auto-propagazione” non può firmare documenti con Stati esteri, in quanto non è un soggetto autonomo indipendente dallo Stato cinese. Egli aggiunge che sarebbe stato imbarazzante per la Cina essere rappresentata dalle Chiese domestiche non registrate, mentre la sua Chiesa cristiana ufficiale era solo un osservatore. Inoltre le Chiese domestiche avrebbero così avuto una sorta di “riconoscimento” ufficiale, quali soggetti di dignità almeno pari a quella ufficiale.

Già a Manila sono rimasti vuoti i 200 seggi dei delegati protestanti cinesi. Dopo 21 anni, la Cina non riesce ancora ad accettare le decine di milioni di cristiani cinesi e i seggi cinesi rimangono ancora vuoti.  

 Anche la Chiesa cattolica ha avuto esperienze simili. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno invitato vescovi cinesi ai Sinodi del 1998 e del 2005, ma in entrambi i casi il governo non ha permesso agli invitati di lasciare il Paese.