Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Un gruppo iracheno legato ad Al Qaeda, lo Stato islamico dell'Iraq (ISI), ha rivendicato l'attacco di ieri a una chiesa cattolica di rito orientale a Baghdad (nel quale sono stati uccisi 37 fedeli, sette poliziotti e cinque terroristi) e ha dato anche un ultimatum di 48 ore alla Chiesa copta d'Egitto perché‚ liberi due mogli di sacerdoti che (secondo i terroristi) sarebbero "imprigionate nei monasteri" perché‚ convertite all'islam. Lo riferisce il centro americano di sorveglianza dei siti islamisti SITE. "Un gruppo di mujaheddin in collera fra i fedeli di Allah - si legge in un comunicato del gruppo terrorista - ha effettuato un raid su uno dei rifugi osceni dell'idolatria, che era stato sempre usato dai cristiani dell'Iraq come quartier generale per la lotta contro la religione dell'islam e il sostegno a quelli che combattono questa religione".
Lo Stato islamico dell'Iraq afferma che l'attacco alla chiesa è stato deciso "per aiutare le nostre povere sorelle musulmane prigioniere nel paese musulmano dell'Egitto". L'ISI ha dato alla Chiesa copta egiziana 48 ore per liberare queste donne "imprigionate nei monasteri dell'infedeltà nelle chiese dell'idolatria in Egitto".
Secondo SITE, i terroristi iracheni nella loro minaccia ai copti egiziani fanno riferimento a due mogli di preti copti, che sarebbero segregate in strutture religiose perché una si sarebbe convertita all'islam e l'altra avrebbe detto di volerlo fare. L'ISI ha messo su internet un messaggio attribuito al capo del commando suicida di Baghdad che minaccia i cristiani egiziani e identifica le donne come Camellia Shehata e Wafa Constantine.