Testimoni di Geova russi rifiutano trasfusioni: muoiono 18 persone
Un giornale russo denuncia che l’opposizione della comunità a trasfusioni di sangue ha ucciso 18 persone, tra cui otto bambini. Aperte due inchieste a Kogalym e Mosca.
Mosca (AsiaNews) – Il rifiuto di trasfusioni di sangue da parte dei Testimoni di Geova ha ucciso 18 persone, di cui otto bambini. È l’accusa contro la comunità religiosa, da anni oggetto di persecuzione e discriminazione in Russia, apparsa sulle pagine della Komsomolskaya Pravda. Il quotidiano, il più diffuso nella Federazione, racconta alcuni esempi di questi decessi. Stando al giornale, le autorità hanno aperto già due inchieste sulla morte di minori: uno a Kogalym e l’altro a Mosca.
 
La madre del bambino morto a Kogalym si dichiara innocente. “Volevo solo una cura migliore per mio figlio!  - dichiara la madre al giornale russo - Ho detto ai dottori che il sangue non è una medicina, che la gente rimane infetta dal sangue!”.
 
La donna rischia la massimo un anno di prigione, ma più probabilmente sarà punita con un’ammenda.  
Dopo l’apertura del caso a Kogalym, l’ufficio del procuratore ha ordinato una perquisizione della villetta dove risiede la comunità locale di Testimoni di Geova, durante la quale sono stati confiscati libri proibiti: l’organizzazione viene accusata di essere una “setta estremista”, di avere “attitudini non amichevoli verso le altre Chiese”, di rifiutare il servizio militare, sebbene la Costituzione permetta il servizio civile alternativo.
 
Da anni i Testimoni di Geova denunciano di essere oggetto di una persecuzione simile a quella staliniana. Diversi tribunali russi hanno proibito molte loro pubblicazioni e messo fuorilegge le loro attività (Vedi AsiaNews.it, 17/09/2009, “Il tribunale di Rostov mette al bando i Testimoni di Geova: estremisti religiosi” e 05/10/2009, “Anche per la Corte dell’Altai i Testimoni di Geova sono ‘estremisti’ da condannare”). Aggressioni e atti vandalici contro la comunità sono sempre più frequenti. All’organizzazione viene inoltre imputata “la violazione dei diritti delle persone non credenti” attraverso “tentativi di entrare nelle loro residenze per pregare e compiere attività di evangelizzazione invadenti”.