Continua il difficile processo di riconciliazione tra tamil e singalesi in Sri Lanka
di Melani Manel Perera
La necessità di un impegno concreto da parte della comunità singalese per i concittadini di etnia tamil: questo il tema affrontato durante la conferenza stampa indetta dalla Nafso per discutere del reinsediamento dei profughi di guerra. Molte le personalità che sono intervenute.

Negombo (AsiaNews) – Il movimento Solidarietà nazionale pescatori (Nafso – National Fisheries Solidarity Movement) ha organizzato una conferenza stampa ieri sera, nel suo centro di formazione, per discutere dei programmi di reinsediamento degli sfollati, e del difficile processo di riconciliazione tra comunità tamil e singalese. Numerosi sono stati gli interventi, sia della Nafso che di altri partecipanti. “Dovrebbe esserci un’attenzione e un impegno maggiore da parte della comunità a maggioranza singalese dello Sri Lanka, se vogliamo una pace duratura nel nostro Paese. Il popolo tamil e i musulmani sono molto stanchi per via della guerra. Ma anche alcune comunità singalesi sono nella stessa situazione, perché durante il conflitto hanno perso persone care, e molte donne sono diventate vedove”, ha dichiarato la signora Geetha Lakmini, segretario della Nafso, in apertura di conferenza.

La Lakmini continua: “Non possiamo considerare dieci fogli di latta con quattro pilastri e la donazione di 25.000 rupie [154 euro] un aiuto per il reinsediamento, per la ripresa di un sostentamento, per recuperare le loro proprietà. Dovrebbero essere forniti i requisiti base di cui un popolo ha bisogno. Queste comunità vivevano nelle loro case, con i loro mezzi di sussistenza. Hanno bisogno di scuole, strutture sanitarie, trasporti, soprattutto della sicurezza di cui godevano prima di essere sfollati. Quindi tutti noi dobbiamo occuparci di provvedere alle loro necessità”.

Anthony Jesudasan, coordinatore del gruppo per la pace e lo sviluppo sostenibile People to People Dialogue (Ppd), ha dichiarato: “Tutti i nostri sforzi saranno inutili, a meno che il nostro lavoro non si focalizzi sull’equità, la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile del Paese. La democrazia è un dovere per quelle persone delle zone colpite. Non siamo soddisfatti del modo in cui il reinsediamento sta avendo luogo. Abbiamo bisogno di avere un intendimento comune tra di noi su quali sono i requisiti di base di cui gli sfollati hanno bisogno per completare il reinsediamento”.

Durante la conferenza stampa anche il cantante dei Jayatilaka Bandara, gruppo molto popolare nel Paese, ha preso la parola: “Stiamo lavorando con la gente tamil e gli sfollati interni non per simpatia, ma perché anche loro sono cittadini di questo Paese, e quindi devono poter godere degli stessi diritti di cui gode il popolo singalese. Come uomo anziano che ha perso tutte le speranze nella sua vita, chiedo perdono ai miei concittadini tamil, non ho potuto fare niente, mentre voi soffrivate sotto gli alberi, nei bunker, durante la guerra. Tutto quello che possiamo fare per colmare il divario tra comunità singalesi e tamil, lo faremo al meglio”.

La Nafso e il Ppd hanno organizzato una manifestazione la settimana scorsa per commemorare il South asian peace programme, che si è tenuto nella chiesa cattolica di Pesalai, nella diocesi di Mannar (nord dello Sri Lanka).