Central Java: i cattolici aprono chiese, scuole e case ai rifugiati in fuga dal vulcano
di Mathias Hariyadi
Nell’arcidiocesi di Semarang decine le parrocchie impegnate in programmi di aiuto per gli sfollati provenienti dalle aree colpite dall’eruzione del monte Merapi. A Yogyakarta organizzati anche ambulatori volanti per soccorrere chi non trova rifugio nei campi profughi. Sale a 185 il bilancio dei morti dal 26 settembre.

Jakarta (AsiaNews) – Sale a 185 morti, centinaia di dispersi e oltre 270mila sfollati il bilancio dell’eruzione del Monte Merapi (Central Java) in corso dal 26 ottobre scorso. I centri abitati più vicini al vulcano sono ormai delle città fantasma. Una coltre di cenere spessa 10 cm copre per centinaia di chilometri strade, case e campi e   Nonostante il rischio di nuove e più devastanti eruzioni, non si ferma il lavoro di sacerdoti, religiosi e laici cattolici che da giorni offrono rifugio, cibo, acqua e assistenza medica agli sfollati.

Nell’arcidiocesi di Semarang, che comprende le cinque reggenze più colpite dall’eruzione, decine di parrocchie hanno organizzato programmi di aiuto, mettendo a disposizione di quanti fuggono chiese, scuole, conventi e case private.

P. Mathews Purwatma Pr, del St. Paul’s High Seminary di Kentugan, afferma che sono oltre 900 i profughi ospitati nelle strutture del seminario. La maggior parte sono cattolici di parrocchie vicine, ma vi sono anche molti musulmani e indù.“Essi – racconta il sacerdote – sono curati dai nostri studenti che provvedono al loro sostentamento fisico e spirituale”. P. Purwatma dice che in questa situazione, tutti i cattolici sono chiamati a ad aiutare i bisognosi guidati dall’amore e dalla compassione di Cristo.

A Tanah Mas, area colpita da una recente alluvione, il parroco non potendo ospitare i profughi nei locali, ha invece organizzato un servizio mobile di aiuti alimentari attivo nelle città di Muntilan, Sleman e Boyolali. “La risposta per me è stata subito chiara – afferma P. p. Aloysuis Budi Purnomo – andare avanti con la nostra missione tra gli sfollati. Le alluvioni qui a Tanah Mas sono ormai una cosa comune e la gente sa come agire”.      

Nella città di Yogyakarta e nei villaggi più vicini all’eruzione la continua fuoriuscita di lava, cenere e lapilli non ha permesso ad autorità e agenzie umanitarie di organizzare campi stabili per i profughi. I pochi presenti sono pieni e centinaia di persone sono bloccate da giorni in rifugi di fortuna. Per soccorrere questa gente due medici cattolici dell’ospedale cattolico Panti Rapih di Yogyakarta, hanno organizzato una serie di ambulatori nei vari rifugi. 

Intanto, la coltre di cenere si è ormai estesa su gran parte dell’arcipelago indonesiano e oggi la compagnia aerea australiana Jetstar ha deciso di interrompere per sicurezza i collegamenti aerei con l’isola di Bali.