Hu Jintao a Obama: “Preoccupati per la manovra Fed”
Al G20 di Seoul la riforma del mercato valutario sembra essere oramai fuori portata. Attesa invece per le nuove regole finanziarie, preparate dall’Italia, che verranno approvate domani. Obama: “Se gli Usa sono forti, tutto il mondo è forte”. Ma il presidente cinese frena.

Seoul (AsiaNews) - Il presidente cinese Hu Jintao ha ribadito oggi al presidente americano Barack Obama che Pechino “intende proseguire nella riforma del meccanismo di scambio dello yuan” ma ha aggiunto che questa “richiede un ambiente esterno solido” e che “può procedere solo in maniera graduale”.

Le parole di Hu sembrano far tramontare ogni speranza di un accordo di una qualche rilevanza al termine dei lavori del G20. In questo senso vanno anche le parole di un membro della delegazione tedesca, secondo cui “è proprio Pechino l’ostacolo sulla strada del compromesso in merito ai temi ancora più dibattuti”.

Secondo l’emittente di Stato cinese, Hu “ha spiegato a Obama che la Cina è stata molto responsabile nella sua gestione della politica monetaria e che non è stato facile decidere a giugno di aumentare la flessibilità dello yuan, considerato che in quel momento l’economia del Paese appariva in fase di frenata”.

Pechino è stata per mesi al centro delle polemiche di Washington; lo yuan, la moneta cinese, era stata vincolata al dollaro nel luglio 2008, quando la crisi dei mutui subprime iniziava ad emergere in tutta la sua gravità. Nel giugno di quest’anno il governo cinese ha acconsentito a un lieve apprezzamento, che ha lasciato insoddisfatti gli americani.

Secondo il Congresso americano la Cina manipola artificialmente la sua valuta, fissa un tasso di cambio tra il 20% e il 30% inferiore al valore reale della moneta, e così facendo ottiene un vantaggio sleale nei commerci con l’estero, contribuendo a gonfiare a dismisura il deficit americano.

Le pressioni esercitate per spingere la Cina a rivalutare lo yuan-renminbi si sono infrante: “Un apprezzamento repentino provocherebbe disoccupazione, instabilità sociale e afflusso di capitali speculativi capaci di distorcere la nostra crescita economica” ha ripetuto il premier Wen Jiabao.

Nelle ultime settimane Pechino ha anche avuto occasione di rispedire al mittente le accuse. Per gli economisti, i funzionari e i giornalisti cinesi la manovra di alleggerimento quantitativo varata dalla Fed la scorsa settimana “non è altro che una forma di manipolazione di valuta neanche troppo mascherata. Gli Stati Uniti ci devono qualche spiegazione”.