Mons. Bustros chiarisce le sue parole su Israele e Terra promessa
Durante il Sinodo per il Medio oriente era nata una polemica fra Israele e la Santa Sede per una frase pronunciata dal presule melchita in conferenza stampa. Il vescovo dice che si riferiva alla pretesa dei coloni di poter costruire su terreni palestinesi perché fanno parte dell’Israele biblico.

Washington (AsiaNews) - L’arcivescovo Cyrille Salim Bustros, presule di rito melchita a Newton, in Massachusetts, in un’intervista a “Jihad Watch” ha chiarito il senso delle sue parole, Sacre Scritture, Terra promessa e palestinesi, che hanno provocato tante polemiche da parte israeliana il 23 ottobre durante il Sinodo dei vescovi sul Medio oriente.

Mons. Bustros fu citato per questa frase: “Le Sacre Scritture non posso essere usate per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele e lo spostamento dei palestinesi, per giustificare l’occupazione di territori palestinesi da parte di Israele”. E aggiungeva: “Noi cristiani non possiamo parlare di ‘terra promessa’ come di un diritto esclusivo per un popolo ebraico privilegiato. Questa promessa fu annullata a Cristo. Non c’è più un popolo eletto. Tutti gli uomini e le donne di ogni paese sono diventati un popolo eletto”.

L’arcivescovo dice adesso a “Jiahd Watch”: “Durante la conferenza stampa ho presentato il Messaggio nel mio ruolo di presidente della Commissione che aveva preparato la bozza. Ho detto testualmente che Isrele non può usare il concetto biblico della Terra promessa per giustificare la sua occupazione di territori e l’espulsione di palestinesi che vi hanno vissuto per secoli”. E ha aggiunto: “noi cristiani non possiamo parlare ore di Terra promessa per il popolo ebraico, perché con Cristo la terra promessa è diventata il regno di Dio”.  Bustros ha concluso: “Nella mia risposta pensavo soprattutto ai coloni israeliani che affermano di aver diritto di costruire sulle terre palestinesi dicendo che esse formano parte dell’Israele biblico, della terra promessa da Dio agli ebrei nel Vecchio Testamento…La creazione dello stato di Israele nel 1948 è un tema politico, non religioso”. Bustros ha ricordato che si affrontano due estremismi: quello dei coloni, che rivendicano la terra rifacendosi alla Bibbia, e quello dei fondamentalisti musulmani, che la rivendicano come parte dell’islam.  “Il messaggio del Sinodo prende una posizione moderata e suggerisce chiaramente, per quel che riguarda il contenzioso fra israeliani e palestinesi, la soluzione con due Stati”.