Pechino annuncia misure anti-inflazione. Timori nei mercati asiatici
In rapida ascesa i prezzi di generi fondamentali come gli alimenti. Dopo il +4,4% di ottobre c’è corsa alle scorte alimentari, con conseguente ulteriore spinta ai prezzi. Probabili la fissazione di prezzi limite e l’aumento del costo del denaro. In Asia c’è timore di una crisi europea.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Cina affronta forse la peggior inflazione del decennio e ieri il premier Wen Jiabao ha annunciato imminenti misure per contenere i prezzi. Reazioni allarmate nei mercati asiatici, mentre tutti si chiedono quali saranno le contromisure. Oggi il Consiglio di Stato ha dichiarato che "quando necessario, saranno adottate misure temporanee di controllo dei prezzi di alcuni importanti prodotti di necessità quotidiana e di materiali di produzione".

A ottobre l’indice dei prezzi al consumo è salito in Cina del 4,4%, record da 25 mesi. Il dato preoccupa perché l’aumento colpisce soprattutto alimentari (+10,1%) ed energia, settori nevralgici per il benessere popolare e lo sviluppo del Paese.

La previsione di ulteriori aumenti ha scatenato una corsa all’accaparramento di riserve alimentari e favorito altri aumenti. Ieri il ministro del Commercio ha detto che nelle prime 2 settimane di novembre il prezzo complessivo di 18 tipi di verdure è cresciuto dell’11,3% rispetto all’inizio del 2010. Ma la gente denuncia che nelle grandi città i prezzi degli alimenti sono molto maggiori e stanno talvolta avvenendo aumenti plurisettimanali.

Si prevede la fissazione di prezzi massimi per i principali generi alimentari. Ma molti sono scettici circa l’efficacia di simili misure. A maggio Pechino fissò limiti agli aumenti di vari alimenti, ma esperti osservano che, ad esempio nel settore della carne all’ingrosso, sono proseguiti i fenomeni speculativi e gli aumenti.

Intanto nei giorni scorsi file di cittadini si sono formate per accaparrarsi generi alimentari. Il 13 novembre avanti a un supermercato della catena Carrefour, la settantasettenne Zhang Juan ha spiegato al South China Morning Post di essere uscita da casa alle 7,15 per recarsi al supermercato che apre allo ore 8, ma di avere già trovato in fila circa 50 persone.

L’economia cinese è anche preoccupata per la perdurante crisi dei Paesi occidentali. Gli Stati Uniti sono considerati non voler prendere misure decise per contenere l’inflazione, mentre per l’Europa desta timore la notizia delle crisi in Irlanda e Portogallo, specie dopo che Dublino ha mostrato di non gradire interventi di sostegno.

Altri esperti commentano che questa inflazione è anche esito dei robusti finanziamenti pubblici introdotti dal governo per stimolare l’economia, nel periodo acuto della crisi finanziaria globale.

In discesa molti mercati azionari asiatici, che attendono con timore le misure cinesi: Pechino ha mostrato di saper agire in modo rapido e deciso in campo economico e di essere pronta ad adottare decisioni che considerano soltanto gli interessi interni. La borsa di Shanghai ha perso ieri circa il 4%. Gli investitori temono un imminente aumento del costo del denaro da parte della centrale Banca di Cina, sempre per diminuire la liquidità e frenare i prezzi.

L’esperto di valute Keiji Matsumoto ha osservato all’agenzia Bloomberg che la preoccupazione generale è passata dagli Stati Uniti “al debito [dei Paesi] dell’Europa” e che “il problema ci occuperà almeno fino a fine 2010”.