Asia Bibi in attesa della grazia del presidente del Pakistan
di Jibran Khan
La famiglia della donna condannata a morte per blasfemia è fiduciosa in un intervento risolutore in breve tempo. Il governatore del Punjab è ottimista sull’esito della vicenda. Continuano a giungere firme per la campagna di AsiaNews: salviamoasiabibi@asianews.it.

Lahore (AsiaNews) - Il governatore del Punjab, Salman Taseer ha detto sabato scorso che spera che l’appello di Asia Bibi, la donna cristiana imprigionata e condannata a morte con un accusa di blasfemia sarà approvato e firmato dal presidente Asif Ali Zardari. Salman Taseer parlava ai giornalisti dopo aver visitato Asia Bibi nella prigione distrettuale di Shaihupura. Ha detto che la richiesta di grazie di Asia Bibi è già stata mandata al presidente e che sperava che quest’ultimo desse la sua approvazione, firmando presto il documento. “Non ha niente a che fare con la religione; ha a che fare con l’umanità” ha detto il governatore del Punjab. Taseer ha detto anche che la gente povera e senza risorse è trascinata in casi del genere e messa alla berlina. Ha aggiunto che non voleva commentare il verdetto del tribunale.

“Ho dei bambini piccoli, per amor di Dio, liberatemi” ha detto Asia Bibi, con un velo che le copriva tutto fuorché gli occhi. Sidra, la figlia diciottenne di Asia Bibi, ha detto ad AsiaNews: “Vorrei che mia madre venisse liberata in tempo per Natale, così che lo possiamo celebrare insieme”.

L'intera famiglia di Asia Bibi, la donna cristiana pachistana in carcere da un anno e mezzo per una condanna in primo grado per blasfemia, attende la decisione del presidente Zardari. ''Io voglio solo rivedere la mia mamma'', ha detto la piccola Asha, che è disabile, mentre le lacrime le scendevano sulle guance. Ha appena dieci anni ed è uno dei cinque figli di Asia Bibi. Il più grande è Naseem, sposato, che vive altrove, mentre gli altri sono Imran (22 anni), Sidra (18) ed Esham (nove). ''Ho rivisto dopo tanto tempo la mia mamma martedì'', aggiunge Asha, confessando di avere timore "che lei possa morire in carcere''.

Nel frattempo continua la campagna di AsiaNews per la liberazione della donna condannata a morte. Le firme raggiunte finora sono quasi quattromila, e continuano ad arrivare. Molti i messaggi non solo dall’Italia, ma dai paesi dell’est europeo (Polonia, repubblica Ceca e Slovacchia) dal Vietnam, dalla Spagna, dagli Stati Uniti e anche dal Giappone, oltre che dall’America Latina.