Yangon: la giunta chiude un centro per malati di Aids della Nld, 82 pazienti a rischio
Per il governo "mancano le condizioni igieniche". I responsabili della struttura, fondata dalla Lega nazionale per la democrazia, parlano di rappresaglia dopo la visita di Aung San Suu Kyi. La Nobel per la pace visita la pagoda di Shwedagon insieme al figlio e accusa New Delhi di "fare affari" con la dittatura birmana a spese della popolazione.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il Ministero della salute birmano ha ordinato lo sgombero di un centro per malati di Aids/Hiv a Yangon, guidato da membri del disciolto partito di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Nld). Secondo il governo "mancano le condizioni igieniche" per lavorare; i responsabili della struttura ribattono che l'ordinanza è un modo per "esercitare pressioni", dopo la visita di Aung San Suu Kyi la scorsa settimana. Oggi, intanto, la Nobel per la pace ha visitato la pagoda di Shwedagon insieme al secondogenito Kim Aris e ha attaccato con durezza il governo indiano, accusandolo di fare affari con la dittatura militare.

Il quotidiano ufficiale birmano Myanma Ahlin riferisce che "funzionari del Ministero della salute, a luglio e agosto, hanno ispezionato il centro riscontrando carenze igieniche", tanto che "alcuni pazienti sarebbero a rischio infezione" per il sovraffollamento. Gli ospiti del centro - ad oggi sono 82, tra cui bambini - dovranno abbandonare la struttura, anche se non hanno alcun posto in cui rifugiarsi. I responsabili respingono con forza le accuse e legano il provvedimento alla visita di Aung San Suu Kyi ai malati. La leader dell'opposizione ha promesso di fornire medicine di cui il centro, retto da sostenitori della Nld, è carente. Dura la condanna di International AIDS Society (Ias), che parla di una mossa "politica", invoca "libertà nella scelta della cura" per i malati  e avverte: "una interruzione o cambio nella cura potrebbe avere conseguenze irreversibili per i pazienti". 

Oggi, intanto, Aung San Suu Kyi ha visitato insieme al figlio 30enne Kim Aris la pagoda di Shwedagon a Yangon, il tempio buddista più famoso e sacro di tutto il Paese. Per i prigionieri politici birmani è tradizione visitare il tempio nei giorni successivi al rilascio. La "Signora" ha voluto visitare la pagoda insieme al secondogenito, che non vedeva da oltre 10 anni, arrivato ieri in città dopo aver ottenuto il visto di ingresso in Myanmar dai vertici della giunta militare. Fonti locali riferiscono che, mischiati alla folla, erano presenti reparti della sicurezza in borghese.   

La leader dell'opposizione democratica birmana ha infine criticato il governo indiano, perché fa affari con la giunta militare sulla pelle della popolazione. In passato New Delhi ha sostenuto con forza la lotta democratica di Aung San Suu Kyi, ma a metà degli anni '90 ha allacciato rapporti con la dittatura in materia di energia (petrolio e gas naturali), sicurezza e per limitare l'influenza della Cina. La Nobel per la pace afferma di essere "amareggiata" per l'atteggiamento del governo indiano, dal quale si aspettava maggior sostegno, sulla scorta degli "insegnamenti del Mahatma Gandhi e [del primo premier indiano] Jawaharlal Nehru".