La paranoia di Pechino nei confronti di Liu Xiaobo
A una settimana dalla consegna del Premio Nobel per la pace, continuano gli arresti contro dissidenti ed esponenti del movimento democratico cinese. E il governo comunista minaccia la Norvegia: “Sarà difficile rimanere amici”.

Pechino (AsiaNews) - A una settimana dalla consegna del Premio Nobel per la pace, continuano gli arresti contro dissidenti ed esponenti del movimento democratico cinese. La polizia ha infatti impedito all’economista Mao Yushi e all’artista Ai Wei Wei di lasciare il Paese, probabilmente per impedire loro di partecipare alla cerimonia di consegna che si svolgerà a Oslo, in Norvegia.

Sia Mao (81 anni) che Ai hanno firmato il documento favorevole alla democrazia “Carta 08”, redatto e promosso dal premio Nobel. “Sono sempre stato critico (verso il governo) ma è la prima volta che mi viene impedito di andare all’estero”, ha dichiarato Mao, che si stava recando ad una conferenza internazionale a Singapore. Ai Wei Wei, che era diretto nella Corea del Sud, è stato bloccato da due agenti dopo aver superato i controlli doganali: “Mi hanno detto che è per difendere la sicurezza nazionale. Ho chiesto loro quanto durerà questo provvedimento ma non hanno saputo rispondermi”, ha affermato l’artista.

La Cina, nel frattempo, torna ad attaccare il governo norvegese, che ritiene responsabile dell’assegnazione del riconoscimento al dissidente Liu Xiaobo. Ieri è toccato alla portavoce del ministero degli Esteri, Jiang Yu, spiegare che “è difficile mantenere rapporti d’amicizia con la Norvegia come in passato”. Pechino ha già equiparato il comitato del Nobel, composto da 5 membri scelti dal parlamento, all’esecutivo del Paese. Ieri sera la replica di Oslo: “Sarà Pechino a farsi carico della responsabilità di eventuali conseguenze negative” del Premio.