Mannar, giovani cattolici sfollati dal governo non festeggiano il Natale
di Melani Manel Perera
Dal 2006 gli abitanti di Mullikulam, nel nord, hanno dovuto abbandonare le terre per la guerra fra esercito e tigri Tamil. Al 95% di fede cattolica, denunciano: "le autorità si sono impossessate di tutto". I genitori sono disoccupati e alle famiglie mancano i generi di base. Attivista chiede l'intervento della diocesi a favore dei profughi.
 Colombo (AsiaNews) - Un gruppo di cattolici della diocesi di Mannar, nel nord dello Sri Lanka, denuncia condizioni di vita "prive dei bisogni primari di base" e l'impossibilità di "festeggiare il Natale". Cacciati dal loro villaggio nel 2006 per la guerra fra l'esercito governativo e le tigri Tamil (Ltte), i fedeli non hanno più potuto rimettere piede a "Mullikulam" - villaggio al 95% cattolico - nemmeno al termine del conflitto e dichiarano: "oggi anche noi siamo rifugiati, come Maria e Giuseppe".

Il Natale non ha portato pace e serenità nel cuore dei giovani della diocesi di Mannar, costretti a sopravvivere "senza cibo adeguato, vestiti e altri generi primari di base". "Non siamo nelle condizioni - affermano - di celebrare la ricorrenza, sia dal punto di vista fisico che mentale". Gli sfollati, lontani da quattro anni dalle loro terre, ricordano di essere "padroni" del loro villaggio (Mullikulam a Mannar, nel nord del Paese), ma "le autorità governative si sono impossessate di tutto".

Nel 2006 a Mullikulam risiedevano circa 200 famiglie, trascorrendo una vita "prospera e pacifica". Al suo interno vi erano migliaia di terre coltivate e una striscia di 15 km di mare per la pesca. Non mancavano né cibo né acqua, ma oggi - continuano i profughi - la "nostra dignità è stata schiacciata dai governanti, che hanno rubato le nostre vite trasformandoci in sfollati". Clarice Dharshani, una giovane rifugiata, riferisce di aver "festeggiato il Natale nel villaggio solo nel 2006". La ragazza conferma che non vi sono offerte di lavoro per i loro genitori e "l'arrivo della stagione delle piogge ha complicato ancor più la situazione".

Secondo la testimonianza dei giovani, i rifugiati di Mullikulam ricevono solo "riso, zucchero, farina e olio di cocco" ma in quantità che non bastano per il fabbisogno di tutta la famiglia, e nemmeno a scadenza "regolare". "Abbiamo perso la gioia del Natale - conclude Clarice -, anche la pace" dei cuori e per questo lanciano un appello alla classe dirigente dello Sri Lanka, perché predisponga "un piano adeguato".

Anthony Jesudasan, coordinatore del programma di sviluppo sostenibile, realizzato con la collaborazione di NAFSO, sottolinea che anche quest'anno il governo "ha tolto a queste persone il diritto di festeggiare il Natale". E le promesse governative, prosegue, sono rimaste solo parole vuote. "Queste persone - conclude l'attivista - affrontano più problemi di quanti non ne hanno vissuti Maria e Giuseppe, quando erano anch'essi profughi". Egli auspica infine l'intervento della Chiesa cattolica di Mannar, per la risistemazione degli sfollati.