Diatriba tra governo e Onu. Naufraga il processo di pace in Nepal
di Kalpit Parajuli
Per i delegati Onu, non esiste nessuna forza politica in grado di portare avanti il processo di pace. Nulli gli sforzi di questi anni per il reintegro dei guerriglieri maoisti nell’esercito e la firma di una nuova costituzione. Kathmandu risponde alle accuse e rifiuta una eventuale proroga della missione di pace, che scade il 14 gennaio. Si temono rivolte dei maoisti.

Kathmandu (AsiaNews) – Il governo del Nepal dice no a una possibile proroga della missione di pace Onu (Unmin), che scade il prossimo 14 gennaio. La decisione è stata presa nonostante l’instabilità del Paese e il rischio di rivolte degli ex guerriglieri maoisti. Il Primo ministro Madhav Kumar Nepal ha sottolineato che l’eventuale proroga della missione sarebbe “un ostacolo al processo pace in Nepal”.

Secondo i media nepalesi a pesare sulla scelta sono state le pesanti critiche mosse contro governo e partiti da parte della responsabile dell’Unim Karin Landgren.

In un rapporto pubblicato in questi giorni, la Landgren ha puntato il dito contro il parlamento che in 6 mesi non è riuscito a nominare un nuovo primo ministro. "Ora – ha sottolineato - c'è una notevole confusione e disaccordo su chi porterà avanti la missione. A pochi giorni dalla nostra partenza, non esiste nessuna forza politica che possa portare avanti il lavoro di controllo fatto in questi anni. Non è chiaro cosa accadrà dopo il nostro ritiro". La responsabile Onu ha inoltre giudicato nulli gli sforzi dei leader politici per reintegrare gli ex guerriglieri maoisti nell’esercito e scrivere la nuova costituzione.

Intanto, i guerriglieri maoisti annunciano proteste per chiedere la proroga della missione fino al maggio 2011. Janarjan Sharma, ex responsabile del processo di pace per Partito maoista, afferma ad AsiaNews:“La dipartita dell’Onu  senza nessun nuovo responsabile farà deragliare il processo di pace e cancellerà gli sforzi per la rivoluzione democratica del Paese”.  

Gli accordi di pace firmati nel 2006 dopo la caduta della monarchia, prevedono il riassorbimento degli ex guerriglieri maoisti nell’esercito e la scrittura di una nuova costituzione. In questi anni le divergenze tra Partito maoista, militari e membri del parlamento hanno provocato la caduta di due governi e condotto il Paese verso la bancarotta economica. A tutt’oggi sono oltre 19mila gli ex guerriglieri che attendono di essere reintegrati all’interno della società.