Vescovi Ue-Usa: Durano da troppo tempo i negoziati Israele-Santa Sede
Il coordinamento episcopale per la Terra Santa denuncia: “Inascoltata la richiesta del Papa a facilitare gli spostamenti di sacerdoti e religiosi cattolici”. Un appello ai cristiani di tutto il mondo: “Ogni visita alla Terra Santa porta beneficio sia ai pellegrini che alla gente che vive qui, e specialmente alle comunità cristiane”.

Gerusalemme (AsiaNews) – I vescovi europei e americani che fanno parte del “coordinamento” per la Terra Santa si sono ritrovati a Gerusalemme per il loro undicesimo incontro con responsabili politici e religiosi locali, e hanno stilato un comunicato finale. Nel documento si mettono in rilievo alcuni elementi positivi e negativi della situazione, e l’impegno per un’azione futura. I vescovi incoraggiano i cristiani di tutto il mondo a recarsi in pellegrinaggio: “Crediamo che ogni visita alla Terra Santa porti beneficio sia ai pellegrini che alla gente che vive qui, e specialmente alle comunità cristiane”.

Un appello particolarmente forte è quello affinché Israele concluda i negoziati con la Santa Sede sullo stato delle comunità religiose. “Nonostante alcuni miglioramenti tangibili nella concessione dei visti siamo stati ancora una volta testimoni dolorosamente della frustrazione sentita da sacerdoti e religiosi cattolici il cui lavoro quotidiano è reso difficile dalle restrizioni alla loro capacita di movimento. I nostri fratelli vescovi ci hanno detto con tristezza che la richiesta del Papa nella sua visita del 2009 di facilitare gli spostamenti di sacerdoti e religiosi cattolici sembra non essere stata ascoltata. Chiediamo fortemente e con urgenza una conclusione dei lunghi negoziati fra la Santa Sede e Israele”.

I vescovi sono coscienti della difficoltà di vivere in Terra Santa, e “delle sofferenze di quelle persone il cui matrimonio vive grande tensione a causa delle esigenze della ‘sicurezza’ e dalle differenze religiose; delle sofferenze degli individui e delle comunità la cui terra e le cui proprietà sono state danneggiate o espropriate, per la costruzione di strade o del Muro, e di quelli la cui vita è resa così difficile a Gaza”. Anche se il primo ministro Fayyad ha detto ai vescovi che i dati più recenti sembrano mostrare che più palestinesi rientrano, di quanti se ne vanno, i vescovi affermano: “Siamo preoccupati per i troppi casi in cui la dignità della gente è ignorata o insultata”.