Le vedove di guerra tamil devono avere giustizia
di Melani Manel Perera
Le donne sono vittime ogni giorno di umiliazioni e rifiuto sociale. Considerate simbolo di malaugurio, faticano a trovare lavoro nonostante molte abbiano studiato. Spesso non sanno come mantenere i propri figli. In un incontro con Llrc, un sacerdote cattolico ha chiesto al governo di riconoscerle.

Colombo (AsiaNews) – Il governo deve riconoscere tutte le vedove di guerra come gruppo bisognoso di una speciale attenzione, perché la società civile non può fuggire dalla responsabilità che ha nei loro confronti. Altrimenti “le loro vicende rimarranno sepolte nelle sabbie della storia, soffiate via dai venti del tempo”. È quanto ha chiesto p. Oswald B. Firth, presidente della Association for Peace and Development (Papd), in un incontro con la Lessons Learnt and Reconciliation Commission (Llrc) svoltosi il 20 gennaio scorso a Colombo. La Papd è un’organizzazione non governativa nata durante la guerra nel 2001, per promuovere l’armonia inter-etnica e uno spirito di comprensione tra tutte le principali comunità nell’est, direttamente colpite dalla guerra.

 Rivolgendosi ai membri dell’Llrc, p. Firth ha spiegato che “molte di loro hanno studiato e passato il General Certificate of Education (Gce o/l) con buoni voti, ma per colpa della guerra non hanno potuto proseguire gli studi. Alcune parlano sia singalese che tamil”.

 Il presidente della Papd, parlando della sua esperienza lavorativa con le vedove di guerra, ha raccontato che queste donne vivono ogni giorno umiliazioni e rifiuto sociale. Un altro grande problema riguarda la sopravvivenza economica, difficile a causa di lavori temporanei e malpagati. Il sacerdote ha dichiarato: “Gli impieghi a loro disposizione incontrano difficilmente le loro capacità. Innoltre, non sono mai lavori permanenti, e quindi non godono dei benefici di un normale impiegato. Quando devono lasciare queste fonti di reddito temporaneo, si ritrovano spesso a mani vuote, provando quell’insicurezza tipica che accomuna tutte le vedove di guerra”.

 L’emarginazione delle vedove tamil è un vero e proprio stigma sociale. “Non si possono risposare – continua p. Firth – perché i costumi sociali lo trovano deprecabile. Queste donne sono spesso sole e insicure, e vengono trattate come un simbolo di cattivo augurio nei loro stessi ambienti. Le vedove di guerra sono senz’altro tra le categorie più vulnerabili della società”.

 All’incontro erano presenti anche tre vedove del distretto orientale di Batticaloa: Suresh Kumar Maheswari, 52 anni; Manoharan Shiwanthi, 43 anni; Jayaseelan Loretta, 40 anni. Nel presentare le loro testimonianze all’Llrc, le tre donne hanno affermato in maniera categorica di non tollerare alcuna forma di violenza e di guerra, visto che sono state tra le vittime più colpite. “La violenza – hanno detto – lascia danni invisibili e incalcolabili nella vita di quegli innocenti che non hanno voce”.

 P. Firth ha concluso il suo intervento ribadendo che la loro condizione deve essere risarcita da parte dello Stato, per una questione di giustizia.