Aumenta il costo del denaro in Cina, lo yuan ai massimi da 17 anni
I tassi di interesse bancario portati al 3%, terzo aumento consecutivo. Pechino spera così di contenere l’inflazione, che a gennaio si teme superi il 5%. Esperti: non basta aumentare il costo del denaro, occorreranno interventi molto più drastici.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Lo yuan sfiora il cambio record sul dollaro da 17 anni, dopo che la centrale Banca di Cina (Boc) ha aumentato i tassi di interesse bancario per la terza volta in 4 mesi. Pechino cerca di contenere la rapida inflazione, ma sempre più esperti ritengono insufficiente il solo aumento del costo del denaro e indicano che occorre apprezzare la valuta cinese.

Alla borsa di Shanghai oggi lo yuan è stato scambiato a 6,5824 per dollaro, poco più del record di 6,5808 del 21 gennaio, massimo livello da quando alla fine del 1993 Pechino ha unificato il tasso di scambio ufficiale e quello “di mercato”. In un anno lo yuan si è apprezzato del 3,84% sul dollaro, ma tutti lo ritengono ancora molto sottostimato. Da tempo Washington e i Paesi occidentali chiedono che il cambio sia adeguato ai valori effettivi, ma la Cina si rifiuta per il timore che questo porti a un maggior costo dei suoi prodotti, con conseguente calo delle domande e delle esportazioni e perdita di posti di lavoro. Tuttavia in questo modo rimangono alti i prezzi dei prodotti importati in Cina.

Per questo la Boc preferisce intervenire sul costo del denaro per diminuire la forte liquidità e ha portato il costo del denaro al 3% (interesse sui depositi annuali). Il tasso è molto inferiore a quello di altri Paesi in rapido sviluppo (11,25% in Brasile, 7,75% in Russia e 6,5% in India), ma negli Stati Uniti e in Europa il tasso è vicino allo zero.

La domanda e l’erogazione di nuovi finanziamenti rimane comunque alta: nelle prime 2 settimane di gennaio sono stati erogati nuovi prestiti per 1.200 miliardi di yuan, rispetto ai 1.390 miliardi del gennaio 2010. Un basso tasso di interesse può anche attirare investimenti esteri, con vantaggio per la produzione industriale, ma con ulteriori effetti inflattivi.

Oggi Pechino ha anche aumentato gli interessi passivi per i prestiti erogati a chi acquista la prima casa: 4,5% per i finanziamenti di durata superiore a 5 anni, rispetto al precedente 4,3%.

Esperti osservano che comunque il tasso di interesse in Cina è ancora molto  inferiore all’inflazione (al 5,1% a novembre e al 4,6% a dicembre secondo i dati ufficiali, ma da molti ritenuta maggiore, mentre per gennaio si prevede un aumento ben oltre il 5% per le forti nevicate che hanno distrutto i raccolti e per la festa del Capodanno cinese). In tal modo la popolazione è incentivata a spendere il denaro piuttosto che a tenerlo in banca vedendone eroso il potere d’acquisto effettivo. Anche per questo si ritiene che l’intervento di oggi sia insufficiente a contenere davvero l’inflazione. Molti dicono che  occorreranno ulteriori e più drastiche iniziative, quale un maggior apprezzamento dello yuan.

L’economista Yi Xianrong dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali prevedere altri aumenti del costo del denaro già a marzo, se l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo resterà oltre il 5% mensile.