Yemen, quarto giorno di protesta per le riforme politiche e le dimissioni del presidente
Ali Abdullah Saleh è al potere dal 1978. Dimostrazioni e scontri con la polizia a Sanaa e in altre città del Paese. In Bahrein manifestanti feriti durante il “giorno della rabbia”. Dimissionario il governo dell’autorità palestinese.

Sanaa (AsiaNews/Agenzie) – Continuano per il quarto giorno di seguito le proteste in Yemen contro il governo, e per le riforme politiche, sull’onda che dalla Tunisia e dall’Egitto sta scuotendo molti Paesi dell’area. Circa tremila persone, per lo più studenti e avvocati, sono scese in piazza oggi a Sanaa per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh. "Dopo Mubarak, Ali", gridavano i manifestanti riferendosi al presidente yemenita, che come Hosni Mubarak, è al potere da 32 anni.

La protesta era organizzata da studenti e rappresentanti della società civile. I manifestanti si sono radunati davanti all'università di Sanaa e hanno poi tentato di raggiungere piazza Tahrir, davanti alla sede del governo. La polizia ha creato un muro umano fra di loro e un centinaio di sostenitori del presidente. Ci sono manifestazioni anche nella città industriale di Taiz, dove le forze di sicurezza hanno sparato proiettili in aria per disperdere la folla, e ad Aden. Human Rights Watch ha denunciato come “brutali senza motivo” i metodi della polizia yemenita.

Ieri altre migliaia di dimostranti si scontrati con la polizia. Ali Abdullah Saleh, al potere dal 1978, si è già impegnato ad abbandonare nel 2013. I mass media nazionali dicono che ha posposto un viaggio negli Stati Uniti a causa delle proteste. I manifestanti hanno cercato di marciare verso il palazzo presidenziale a Sanaa cantando: “Una rivoluzione yemenita dopo la rivoluzione egiziana”.

Testimoni affermano che parecchie persone sono rimaste ferite dopo che la polizia, armata con bastoni si è scontrata con i manifestanti, che hanno risposto con il lancio di sassi. Almeno dieci persone sono state arrestate.

La rivolta egiziana sta causando un “effetto domino” in tutta l’area. Migliaia di persone hanno dimostrato in Algeria il 12 febbraio; oggi è in corso in Bahrein un “giorno della rabbia”, e alcune persone sono rimaste ferite. Il governo palestinese, guidato da Salem Fayyad, ha rassegnato le dimissioni.