Pakistan: assolto per blasfemia, ucciso per strada. La “legge nera” fa ancora vittime
Un nuovo assassinio per motivi religiosi vicino a Rawalpindi. Ieri sepolto a Khush Pur, villaggio natale, Shahbaz Bhatti. “Continueremo la sua lotta”, promette l’Assemblea delle minoranze.

Islamabad (AsiaNews) - Mohammad Imran, un uomo accusato nell’aprile 2009 di blasfemia e successivamente rilasciato per mancanza di prove, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nel villaggio di Danada, presso Rawalpindi. Imran era stato accusato di aver fatto osservazioni insultanti sul profeta Maometto durante una conversazione in un caffè. Ma successivamente un tribunale aveva disposto la sua scarcerazione e quella di un altro imputato perché la procura non era riuscita a produrre elementi di prova. L’uomo è stato avvicinato da un commando di tre uomini, uno dei quali è rimasto all’esterno del negozio mentre gli altri due sono entrati e lo hanno ucciso a colpi di arma da fuoco. Secondo il fratello della vittima, ad uccidere Imran sarebbe stato un uomo proveniente da un villaggio vicino, lo stesso che lo aveva originariamente accusato di blasfemia.

L’assassinio, avvenuto due giorni dopo quello di Shahbaz Bhatti, mette in luce ancora un volta il grado di destabilizzazione del Paese. Ieri intanto il ministro per le Minoranze ucciso a Islamabad è stato sepolto, vicino alla tomba di suo padre, nel villaggio di Khush Pur, in una cerimonia che ha visto la presenza di oltre 15mila persone. Un leader dell’All Pakistan Minority Assembly (Apma) Pervaiz Rafique ha dichiarato durante la cerimonia: “Continueremo la battaglia di Shahbaz Bhatti per la difesa delle minoranze. Gli estremisti possono uccidere una persona, non il suo pensiero. Shahbaz Bhatti voleva che il Pakistan diventasse il Pakistan sognato dal suo fondatore, Quaid-e-Azam (Ali Jinnah, n.d.r), e noi continueremo la sua missione”. Quindici persone sono state arrestate in collegamento con l’assassinio di Bhatti. La polizia ha deciso di interrogare anche Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore del Punjab, Salaman Taseer. L’ispettore generale Wajid Durrani ha detto: “Stiamo investigando su ogni possibile aspetto. Fra l’altro, le dichiarazioni dei testimoni e quelle dell’autista di Bhatti presentano aspetti diversi”.

Anche la Chiesa russo ortodossa si è unita al coro di condoglianze inviate al premier pakistano Yusuf Raza Gilani per l’assassino del ministro per le minoranze, Shahbaz Bhatti. “Molte Chiese cristiane hanno gioito alla nomina di Bhatti come ministro di gabinetto. Come politico ha fatto molto per cercare di ridurre le tensioni religiose nella società pakistana e non ha avuto paura di parlare apertamente contro le iniziative degli estremisti”, ha scritto nel suo messaggio il capo delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Ilarion. Il metropolita ha poi ricordato che l’omicidio purtroppo “non è l’unico atto di violenza contro i cristiani nel Paese”. “Oggi né i fedeli comuni né le alte cariche di Stato sono protette dalle aggressioni di chi camuffa i suoi crimini con convinzioni religiose”. 

(hanno collaborato Jibran Khan e Nina Achmatova)