Egitto: tra brogli e strumentalizzazioni religiose, vince il sì alla riforma costituzionale
Il 77% dei votanti è favorevole alle modifica. Il risultato delude i giovani protagonisti della rivoluzione che speravano in un cambiamento radicale della costituzione. La sharia resta la fonte principale del diritto egiziano. Fonti di AsiaNews denunciano la tendenza confessionale delle votazioni promossa dai Fratelli musulmani.
Il Cairo (AsiaNews) – Con oltre il 77% delle preferenze gli egiziani hanno optato per modificare e non riscrivere la vecchia costituzione del 1951. La sharia resterà la base della legge egiziana e l’Egitto continuerà ad essere uno Stato islamico. Il risultato delude i giovani protagonisti della rivoluzione dei gelsomini, favorevoli al no, che speravano di dare un nuovo volto al Paese, con uguali diritti per tutti i cittadini senza distinzione di credo religioso.

Fonti di AsiaNews sottolineano che il referendum è stato caratterizzato da brogli e strumentalizzazioni religiose da parte degli estremisti islamici. “Questa votazione – afferma una fonte – ha avuto una forte tendenza confessionale. Secondo i Fratelli musulmani chi era per il ‘si’ stava con l’islam e contro i cristiani che invece volevano la cancellazione della sharia come fonte di legge”.

Testimoni raccontano di aver assistito a diversi casi di brogli elettorali e compravendita di voti. Nei quartieri più poveri  gli estremisti hanno regalato sacchi di farina, carne e olio a chi votava per il sì. La Euhro, ong attiva nel monitoraggio all’interno dei seggi, ha segnalato discriminazioni nei confronti della comunità copta. In molti seggi le sezioni erano divise fra cristiani e musulmani. Nelle aree a maggioranza copta vi sono stati ritardi e molte persone non hanno potuto votare. Ad Abu Hennes (Alto Egitto), zona a maggioranza copta, vi erano solo tre seggi per oltre 20mila votanti.

Con l’approvazione della riforma costituzionale saranno anticipate le elezioni parlamentari e presidenziali, previste invece per settembre. “I giovani protagonisti delle rivolte – continua la fonte - non  sono organizzati ad affrontare una campagna elettorale. Non hanno ancora un leader riconosciuto e sono senza un programma. I Fratelli musulmani e il National Democratic Party, il partito di Mubarak, sono invece gli unici partiti organizzati e ciò potrebbe favorire la loro vittoria”.

Tuttavia, secondo la fonte a tutt’oggi è impossibile fare dei pronostici per il futuro e ora è necessario vedere quale sarà la reazione della popolazione. “L’alta affluenza alle urne – sottolinea - e la presenza di oltre il 21% dei votanti favorevole al cambio radicale della costituzione rappresentano comunque un piccolo passo del Paese verso la democrazia”. (S.C.)