“Sarà guerra civile” minaccia il presidente yemenita Saleh, abbandonato da ministri e generali
Appare sempre più instabile la situazione nel Paese della penisola arabica, dove un numero crescente di militari e politici si schierano per le riforme. In Bahrain aumenta la stretta del governo e dei suoi alleati anti-sciiti del Golfo. Il Kuwait invia unità navali di appoggio al governo sunnita.

Sanaa (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, ha dichiarato ai comandanti militari che lo Yemen potrebbe giungere alla guerra civile, a causa di quelli che ha definito gli sforzi per “un colpo di Stato” contro il suo regime. Diversi alti gradi delle forze armate yemenite hanno dichiarato in queste ore di schierarsi a favore di coloro che chiedono un cambiamento democratico, chiedendo che Saleh, al potere da decenni, abbandoni il suo posto.

Saleh ha dichiarato oggi: “Quelli che vogliono scalare il potere con dei colpi di Stato dovrebbero sapere che questo è fuori questione. La patria non sarà stabile, ci sarà una guerra civile, una guerra sanguinosa. Dovrebbero riflettere accuratamente su questo”. Il generale Ali Mohsen, comandante della zona militare del nord ovest, e altri elementi del clan di Saleh hanno detto di appoggiare i manifestanti. Saleh ha poi dichiarato, alla televisione yemenita che “i media hanno terrorizzato i fratelli ufficiali, fino a che si sono sentiti come foglie d’autunno. Lo rimpiangeranno”. Saleh ha fatto analoghe minacce ai leader tribali intorno a Sanaa, che appoggiano le proteste.

Ma continuano le defezioni dal suo campo. Il rappresentante yemenita presso la Lega araba, Abdel-Malik Mansour, e l’ex ministro Abdul-Rahman al-Iryani hanno annunciato di schierarsi con i pro-democrzia, come d’altronde hanno fatto numerosi generali e ambasciatori.

In Bahrain invece la stretta sulle proteste cresce. Il Kuwait ha inviato alcune navi a sostegno delle forze di sicurezza del Bahrein. Lo riferisce il quotidiano Kuwait News senza tuttavia specificare quante e quali unità abbiano raggiunto già ieri le coste dell'isola petrolifera, né con quali finalità. Le forze congiunte del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), alleanza politico-economica composta da Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Oman, sono già presenti in Bahrein dal 14 marzo con 1.000 soldati sauditi e 500 poliziotti degli Emirati. Il segretario generale del Ccg, Abdul Rahman Al Attiyah, ha dichiarato che non esiste un calendario per la permanenza delle unità del cosiddetto “Scudo” in Bahrain, presenza duramente criticata dall'Iran e dalle comunità sciite della regione.