A Damasco protesta degli universitari, mentre l’esercito assedia Banias
La manifestazione degli studenti, contro la quale si è scatenata la polizie che ha ucciso un giovane e compiuto arresti, è la novità della crisi siriana. Morti anche nella città costiera. Ma su Facebok oggi un nuovo invito a scendere in piazza.
Beirut (AsiaNews) – E’ la protesta degli universitari di Damasco (nella foto) la novità che viene dalla Siria dove il regime non riesce a porre fine alle manifestazioni, malgrado una repressione sanguinosa e arresti di oppositori. Così, l’esercito tiene sotto assedio Banias, sede nei giorni scorsi di scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Elettricità e linee telefoniche sono state interrotte nella notte e si hanno frammentarie notizie di spari da parte dei militari, che, secondo testimoni, avrebbero provocato quattro morti tra gli abitanti.
 
Sono gli ultimi di un elenco arrivato a superare, secondo gli oppositori, duecento vittime dall’inizio della protesta. Che appare non volersi fermare: ancora oggi, su Facebook, il gruppo Rivoluzione siriana 2011 ha lanciato un appello a manifestare questo pomeriggio in tutto il Paese.
 
A conferma della violenza degli scontri, oggi l’agenzia ufficiale SANA afferma che nove militari sono stati uccisi vicino Banias in un agguato organizzato da “terroristi” e riporta un lungo elenco di “martiri”, soldati e poliziotti morti o feriti in questi giorni.
 
Un morto ci sarebbe stato anche tra gli studenti che ieri hanno manifestato all’interno dell’università, a quanto riferisce Ammar Qurabi, capo dell’Organizzazione nazionale siriana per i diritti umani. Numerosi gli studenti arrestati e c’è anche un video che mostra uomini in borghese che picchiano i giovani. La protesta degli studenti, che chiedevano libertà, è un fatto eccezionale in Siria e in particolare a Damasco, dove il controllo delle forze di sicurezza è ferreo.
  
Il governo, dopo le promesse di riforme fatte dal presidente Bashar al-Assad, ripete che per proseguire sulla strada del rinnovamento è necessaria la sicurezza interna e continua ad accusare forze esterne di essere all’origine delle proteste. 
 
Ma la scelta reale appare quella della repressione. Alla liberazione di alcuni degli arrestati di Deraa, la città che ha dato il via alle proteste che vanno avanti da tre settimane, fanno da contraltare le notizie di arresti di esponenti dell’opposizione (illegale) e di attivisti per i diritti umani. Un paio di giorni fa, a quanto riferito dalla tv satellitare al Arabiya, si è arrivati a colpire Samira al-Masalma, redattore capo di Tishreen, quotidiano governativo, che aveva criticato le violenze di polizia ed esercito.
 
La repressione sta provocando proteste da parte di numerosi Stati occidentali, anche il segretario dell’Onu Bn Ki-moon ha espresso ad Assad la sua “grave preoccupazione”.
 
“Ciò che è chiaro – si legge oggi in un editoriale dell’autorevole Asharq Alawsat – è che la situazione siriana è lontana da una soluzione”: a dominare è la violenza che non è e non sarà una soluzione. Assad, da parte sua “promette di portare avanti studi sulle riforme”, invece che farle, come chiedono i manifestanti. “Mentre il regime per sopravvivere non ha altra scelta che portare avanti vere riforme”. (PD)