Pechino e New Delhi portano i loro rapporti economici bilaterali al vertice del Brics
Relazioni “chiave” quelle tra India e Cina, come li definisce il premier indiano Manmohan Singh. Partito oggi per Sanya (provincia dell’Hainan) per discutere con gli altri Paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) dei recenti sviluppi nell’area del Golfo e dell’Africa settentrionale.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro indiano Manmohan Singh è partito questa mattina per la Cina per partecipare al summit del Brics – l’insieme delle maggiori economie emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – dove si discuterà delle questioni emerse nei Paesi del Golfo e dell’Africa settentrionale. L’obiettivo è quello di condurre un’azione congiunta in materia di sicurezza energetica e alimentare. Ma la visita del premier indiano sarà soprattutto l’occasione per New Delhi e Pechino di incrementare i loro rapporti economici. Il blocco dei Brics ha assunto un significato speciale, in particolare dal momento che tutti i Paesi membri fanno parte anche del G-20 e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La Cina è il principale partner commerciale dell’India. Tuttavia, le relazioni tra i due Paesi sono ancora sbilanciate: il minerale di ferro, per esempio, rappresenta ancora la principale esportazione di New Delhi per Pechino, mentre dipende ancora dalla Repubblica popolare per gran parte delle importazioni. “Una delle richieste – secondo Samiran Chakraborty, responsabile regionale della ricerca per l’India della Standard Chartered Bank – riguarderà l’apertura del mercato cinese all’India. Altrimenti la bilancia commerciale peserà troppo a favore della Cina”.

Poco prima di salire sull’aereo per Sanya, città che ospita il summit, lo stesso Singh ha espresso fiducia per l’incontro con il presidente Hu Jintao, definendo i rapporti tra India e Cina “fondamentali”, dall’importanza “globale”. Nel mese di dicembre, i due Paesi hanno stretto accordi commerciali bilaterali, prevedendo un incremento di 100miliardi di dollari entro il 2015, rispetto ai 60miliardi di dollari nel 2010.

Pechino e New Delhi hanno importanti interessi comuni anche in Sudafrica, in particolare per quanto riguarda le importazioni di carbone. In soli dodici mesi, fino al marzo di quest’anno, la nazione africana ha fornito 20,2 milioni di tonnellate di combustibile all’India, rispetto ai 18,72 milioni dell’anno precedente. Le importazioni cinesi dal Sudafrica sono cresciute del 13% per 451,391 tonnellate di combustibile.

Appaiono dunque più chiare le perplessità nate dall’inclusione del Sudafrica – e la conseguente esclusione di economie giovani ma comunque più forti, come la Corea del Sud – entro il Brics, avvenuta a fine dicembre dello scorso anno su invito del ministro cinese degli Esteri Yang Jiechi (vedi: 05/01/2011, “Per favorire la loro espansione, Cina e Russia chiamano il Sudafrica nel Bric”). Molti analisti infatti avevano letto nella scelta ragioni politiche prima che economiche: gli altri Paesi, soprattutto la Cina, vedono il Sudafrica come una porta di accesso privilegiato nell’intero continente, a discapito degli Stati Uniti che di recente hanno rilanciato la loro presenza nella regione.