Colombo in coro rigetta le accuse Onu sui crimini di guerra
di Melani Manel Perera
Il rapporto delle Nazioni Unite parla di uccisioni di civili, mancata assistenza e violazioni dei diritti umani. Per il governo sono accuse “deboli, inappropriate e infondate”; per l’opposizione una “conferma inconfutabile”. I leader religiosi dell’Inter Religious Alliance for National Unity (Iranu) esprimono solidarietà al presidente Mahinda Rajapaksa.
Colombo (AsiaNews) – Il governo dello Sri Lanka rifiuta con fermezza il rapporto delle Nazioni Unite, che accusa il Paese di crimini di guerra, commessi nell’ultima fase del trentennale conflitto etnico, nel 2009. Questa mattina anche l’Inter Religious Alliance for National Unity (Iranu) ha condannato la relazione Onu, varata dal segretario generale Ban Ki-moon. La Tamil National Alliance (Tna), la coalizione politica di minoranza, saluta invece il rapporto come una “conferma inconfutabile” delle atrocità commesse da governo ed esercito nazionale.

Nel documento, tra le altre cose, si legge che “decine di migliaia di persone sono morte” tra gennaio e maggio 2009, per mano delle forze armate. Ma riporta anche violazioni commesse dai ribelli, che intenzionalmente avrebbero usato civili come scudi umani.

Il ministro degli Esteri G.L. Peiris, in visita ufficiale in Bangladesh, ha dichiarato che le accuse sono “deboli, inappropriate e prive di fondamento”.

I rappresentanti religiosi buddisti, cristiani metodisti, musulmani e indù dell’Iranu hanno esortato tutti i srilankesi, nel Paese e all’estero, a dimostrare solidarietà e gratitudine nei confronti del presidente Mahinda Rajapaksa, “che ha sconfitto il terrorismo e portato vittoria e pace nella nostra terra”. P. Sarath Hettiarachchi, metodista e copresidente dell’alleanza, ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di un’analisi post mortem, ma di medicazioni per le nostre ferite”.

Per il moulavi Sayadh Hasan lo Sri Lanka è al centro di “una grande cospirazione, per impedirgli di diventare una delle meraviglie dell’Asia”. Il bonzo Galagama Dhammaransi Thero ha affermato che “se Ban Ki-moon e l’Onu vogliono mandare sulla sedia elettrica il presidente Rajapaksa, prima dovranno mettere tutti noi religiosi. Noi proteggeremo e benediremo sempre questo leader coraggioso”.

L’opposizione tamil (Tna) ha chiesto al governo dello Sri Lanka di non perdere quest’opportunità e di avviare invece un processo costruttivo di genuina democrazia, uguaglianza e giustizia, del quale tutto il popolo dovrebbe essere il primo beneficiario.

Intanto, alcune persone, sia tamil che singalesi, dicono che nonostante la guerra sia finita, crimini di ogni sorta continuano ad avvenire, senza che il governo se ne interessi.

Secondo la relazione, voluta dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il governo e l’esercito sarebbero colpevoli di uccisione di civili per bombardamenti ad ampio spettro; bombardamento di ospedali e avamposti umanitari; mancata assistenza sanitaria; violazioni dei diritti umani subite dalle vittime e dai sopravvissuti al conflitto, inclusi gli sfollati interni (Idp – Internally Displaced People) e presunti membri delle Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte).