Per gli afghani Osama Bin Laden è solo un assassino e un "cattivo musulmano"
di Ashraf Zamani
Il durissimo giudizio del presidente Karzai su Osama Bin Laden è condiviso da buona parte della popolazione, specie a Kabul. Molti afghani lo ritengono “un cattivo musulmano”, altri un “eroe” contro le potenze occidentali. Ma la gente è più preoccupata per la disoccupazione e la povertà.

Kabul (AsiaNews) – Non ci sono state manifestazioni di piazza per la morte di Osama Bin Laden, né di soddisfazione né di protesta. Il presidente Hamid Karzai ha detto che “Osama è stato un assassino di afghani” e molta gente lo condivide, lo considera un “cattivo musulmano”. Intanto tutti si chiedono come proseguirà la “campagna di primavera” annunciata dai terroristi talebani e iniziata il 1° maggio con una serie di attentati con morti e decine di feriti.

“Era una persona detestabile. Un nemico non soltanto del mondo, ma anche dell’Islam”, dice ai giornali un cittadino di Kabul.

Un altro spiega che Osama “non era un buon musulmano”, perché l’Islam dice di “non uccidere gli altri islamici, le persone innocenti”, bambini e donne e anziani. Più di una persona osserva che quando un kamikaze si fa esplodere in una moschea o in un bazaar affollato, il bersaglio non sono i soldati occidentali, ma la popolazione musulmana.

Se a Kabul molti lo condannano, in altre zone parecchia gente lo considera comunque un eroe dell’Islam, perché ha combattuto le grandi potenze occidentali, come molti dicono ad esempio a Jalalabad, città a soli 100 chilometri da dove è morto.

Sono lontani i tempi quando, negli anni 2002-2003, si vendevano le magliette t-shirt con l’immagine di Osama. Esperti osservano che in Afghanistan, Pakistan, Yemen, Osama Bin Laden è considerato un terrorista, non un martire.

Il presidente Karzai è deciso nel definirlo “assassino degli afghani”. Secondo dati del ministero degli Esteri, gli attentati di al-Qaeda hanno causato la morte di oltre 5mila soldati e poliziotti pachistani e di circa 30mila civili.

Karzai nota pure che la città pakistana di Abbotabad, dove Osama è morto, non è lontana dalla capitale Islamabad e si trova a poche centinaia di metri da un’importante Accademia Militare Pakistana, ed insiste che le roccaforti del terrorismo non sono in Afghanistan, ma in Pakistan e altri Paesi musulmani. Anche se analisti osservano che oltre il 90% dei distretti afghani sono controllati o comunque sotto l’influenza dei ribelli islamici.

Il presidente ha anche invitato i talebani a cessare i combattimenti e a riprendere un dialogo, che offre da tempo. Ma nessuno in Afghanistan pensa che la scomparsa di Osama significhi la fine del terrorismo di al-Qaeda. Fanno presente che da tempo era molto più attivo il medico egiziano Ayman al-Zawahri, considerato n.2 di al-Qaeda. Come pure sono attivi gli altri gruppi terroristi, come Anwar al-Awlaki nello Yemen e il gruppo al-Qaeda in the Islamic Maghreb (Aqim) in Mali e Mauritania e in genere nell’Africa settentrionale.

Ci si aspetta che prosegua l’offensiva “di primavera” annunciata dai talebani e iniziata il 1° maggio, con attentati esplosivi e cecchini che hanno causato vari morti e decine di feriti nel Paese.

Nel Paese la gente è molto più preoccupata per i problemi economici e sociali: disoccupazione, mancanza di abitazioni adeguate e di servizi essenziali quali la sanità e l’istruzione. La disoccupazione è stimata almeno al 30% e migliaia di giovani migrano ogni anno in Pakistan e Iran, in modo illegale, per cercare un lavoro.

Una fonte di AsiaNews osserva che “molti giovani, delusi  per la grave mancanza di lavoro, finiscono per considerare i talebani come l’ultima possibilità per evitare la disoccupazione e la povertà. Oppure dicono di voler entrare nella coltivazione del papavero e nel commercio dell’oppio”. “I Paesi occidentali possono ottenere successi contro il terrorismo, ma in Afghanistan stanno perdendo la guerra per la democrazia e contro la povertà”.