Uttar Pradesh: tre morti negli scontri fra agricoltori e polizia per l’esproprio delle terre
Le autorità usano la forza contro i contadini che protestano contro le modalità di esproprio dei loro terreni agricoli. Un esperto di Diritti umani: “Per i contadini la terra è l’unica fonte di sopravvivenza; oltre ad essere una sicurezza di cibo per l’India stessa. Inoltre agli agricoltori dell’Uttar Pradesh è negato il diritto a esprimersi. E’ per questo che protestano da tempo, in modo non violento”.

Mumbai (AsiaNews) – Tre persone sono morte in scontri fra la polizia e i contadini nella regione di Greater Noda, a causa degli espropri di terra decisi dal governo per la costruzione di una nuova autostrada. Gli agricoltori sono in agitazione sin dal gennaio scorso, chiedendo un compenso maggiore per le loro terre. E inoltre chiedono che solo metà dei loro terreni passino allo Stato; l’altra metà vorrebbero fosse restituita dopo che i lavori di costruzione sono terminati.

E una loro ulteriore richiesta è che agli agricoltori sia garantito il 25 per cento in tutti i programmi  relativi alla Expressway di Noida, di Greater Noida e di Yamuna. Inoltre chiedono alla autorità di garantire degli appezzamenti di 120 metri quadri agli agricoltori sena terra, e un compenso di cinquecentomila rupie per ogni acro di terra espropriata.

In un’intervista ad AsiaNews, il dott. Lenin Raghuvanshi, direttore del Comitato di vigilanza del popolo per i diritti umani ha dichiarato: “La corruzione dei politici e delle imprese ha permesso che questo problema sia diventato così serio, e in continua escalation. Gli agricoltori che manifestano hanno dei motivi di lamentela reali; manifestano in maniera pacifica per ‘i compensi inadeguati’ per la loro terra agricola, acquistata per costruire una nuova centrale di energia termale”.

Il dotto Raghuvanshi è un noto attivista per i diritti umani. Per questo ha ricevuto nel 2007 il premio Gwangiu per i diritti umani. Aggiunge: “Oltre al problema del compenso, c’è anche la questione di come la terra viene utilizzata. Il governo vuole dare la terra fertile degli agricoltori a imprese per costruzioni commerciali. E per i contadini la terra è l’unica fonte di sopravvivenza; oltre ad essere una sicurezza di cibo per l’India stessa. Inoltre agli agricoltori dell’Uttar Pradesh è negato il diritto a esprimersi. E’ per questo che protestano da tempo, in modo non violento. Ma le autorità hanno usato la forza della polizia per soffocare le manifestazione; e da questo è nata la violenza”.

Ma c’è un problema più generale, che riguarda l’intero Paese. “Inoltre la legge, cioè il Land  Acquisition Act del 1984, che permette allo Stato di espropriare, con l’intento di servire a un pubblico bisogno, è diventato antiquato. L’esproprio delle terre ai contadini è un grande problema per l’India; c’è un’onda di acquisizioni per lo sviluppo, in particolare nelle Special Economic Zones, o per autostrade e altre operazioni”.

Alla domanda se non vede un paradosso nel fatto che l’Uttar Pradesh è guidato da un Primo ministro che è una donna Dalit, e tuttavia la voce e le esigenze degli agricoltori hanno come risposta violenza e diniego, Lenin Raghuvanshi risponde: “Questa è la contraddizione della nostra società, e a meno che non avvenga una trasformazione a livello di base, accompagnata da una legislazione adeguata, non ci può essere nessun cambiamento nella società”.