“Se entrambe le parti abbandonano le armi – spiega Lavrov - la Nato dovrà fermare i bombardamenti in Libia, che sono in contraddizione con gli obiettivi illustrati nelle risoluzioni Onu”. Per il ministro “gli attacchi aerei non portano a niente, ma provocano vittime fra i civili e distruggono le infrastrutture del Paese".
Intanto, in parallelo alle azioni di guerra continuano le indagini della Corte penale internazionale dell’Aia contro Gheddafi e i suoi fedelissimi. Ieri, Luis Moreno-Ocampo, procuratore generale della Corte ha chiesto ai giudici del tribunale di emettere un mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità nei confronti di Gheddafi, del figlio Saif al Islam e del capo dei servizi segreti libici Abdullah al Senoussi.
L’ipotesi di una sconfitta del leader libico, ha portato a una nuova defezione fra i vertici del regime. Nella notte Shokri Ghanem, ministro del Petrolio ed ex premier, ha lasciato il Paese e si trova ora in Tunisia. Dall’inizio della rivolta, diversi fra alti funzionari e fedeli al regime hanno abbandonato Gheddafi, chiedendo ospitalità in Paese stranieri. Fra essi Koussa Moussa, ministro degli Esteri, Abdul Fattah Younis, ministro dell’Interno, Mustafa Abdel Jalil, ministro della Giustizia.