Aumentano i raid Nato su Tripoli. Tre morti e oltre 150 feriti
I caccia hanno effettuato oltre 20 raid contro edifici militari nei pressi del bunker di Gheddafi. Francia e Gran Bretagna annunciano l’impiego di elicotteri da guerra nelle prossime operazioni. Card. Bagnasco rilancia l’appello per un cessate il fuoco e invita l’Unione Europa a stanziare fondi per le migliaia di profughi libici in fuga verso l’Italia e altri Paesi europei.

Tripoli (AsiaNews/Agenzie) – La Nato intensifica i bombardamenti su Tripoli. Secondo Ibrahim Moussa, portavoce del regime, i raid di questa notte hanno fatto tre morti e oltre 150 feriti fra i civili.

I caccia hanno effettuato oltre 20 incursioni aeree in meno di mezz’ora, distruggendo una caserma e alcuni edifici militari a pochi metri dal bunker di Muammar Gheddafi. Fonti locali parlano di circa 20 esplosioni, registrate non solo nei pressi del nascondiglio del rais, ma anche in altre parti della città. Dall’inizio dell’operazione questa è l’azione più dura lanciata dalla Nato contro il regime di Gheddafi. Oggi, Francia e Gran Bretagna hanno annunciato l’impiego di elicotteri militari nell’operazione in Libia a fianco dei ribelli di Bengasi. Secondo Gerard Lunguet, ministro della Difesa francese la decisione rispetta la risoluzione Onu 1973. L’appoggio ai ribelli si allarga anche sul piano diplomatico. Ieri, gli Usa hanno espresso un invito formale al Consiglio nazionale di transizione per l’apertura di un ufficio rappresentativo a Washington.  

Intanto, continuano gli appelli della Chiesa cattolica per un immediato cessate il fuoco e l’apertura di un dialogo fra regime libico, Nato e ribelli. Intervenendo all'apertura dell'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinal Angelo Bagnasco, sottolinea che “oggi l’invocato e improvviso intervento internazionale, ideato sotto l'egida dell'Onu e condotto con il coinvolgimento della Nato, ha fatto sorgere interrogativi e tensioni”. “Noi crediamo -  aggiunge - che la strada della diplomazia sia la via giusta e possibile, forse tuttora desiderata dalle parti in causa, premessa e condizione per individuare una 'via africana' verso il futuro invocato soprattutto dai giovani. ma anche per evitare possibili spinte estremiste che avrebbero esiti imprevedibili e gravi".

Il porporato critica anche l’Unione Europea che a tutt’oggi rifiuta di interessarsi delle sorti di migliaia di profughi libici, che ogni giorno fanno rotta verso l’Italia. L’arcivescovo si chiede  “perché per i missili c’erano soldi e intesa politica”, mentre per i profughi non vi sono né fondi né accordo fra i membri Ue?

Bagnasco, ricorda che “tutta l’Europa è in debito verso l'Africa, e deve ora operare per non rendere fallimentari gli sforzi di questi popoli in cammino verso approdi più democratici e rispettosi dei diritti dell'uomo", attraverso misure adeguate alla presente situazione.