Sanaa, si combatte per le strade. Saleh rifiuta di andarsene
Il Paese è sull’orlo della guerra civile. Decine di morti nelle ultime ore nella capitale. Gli abitanti cercano di fuggire. Gli Stati Uniti decidono di evacuare i propri cittadini. L’opposizione decisa a intensificare le proteste contro Saleh, al potere da 33 anni.

Sanaa (AsiaNews/Agenzie) - Decine di yemeniti sono morti nelle ultime ore nella battaglia che si svolge nella capitale, Sanaa, fra forze leali al presidente Abdullah Saleh e i suoi oppositori, appoggiati dagli elementi della tribù Hashid, guidata dalla famiglia al-Ahmar. Il ministro della Difesa ha comunicato, via Internet, che almeno 28 persone sono morte in seguito all’esplosione di un deposito di munizioni appartenente alla tribù Hashid nell’area della capitale. Nel frattempo il procuratore capo yemenita ha ordinato l’arresto dei capi tribù “ribelli” della famiglia al-Ahmar. Il governo ha comunicato anche, senza fornire dettagli, che la sede di una televisione legata all’opposizione è stata distrutta.

Gli abitanti della capitale cercano di allontanarsi a centinaia, portando via con sé tutto quello che possono. Lunghe file di automobili, cariche all’inverosimile si allontanano da quello che è diventato, negli ultimi tre giorni, un vero e proprio campo di battaglia. L’aereoporto di Sanaa ha chiuso oggi le sue attività per qualche ora. Gli Stati Uniti hanno dato l’ordine di evacuare tutti i loro cittadini residenti in Yemen.

Secondo alcuni osservatori la battaglia odierna potrebbe sfociare in una vera e propria guerra civile. Per ora gli scontri si sono concentrati nella parte nord della capitale, dove i fedeli al potente capo tribale Sadiq al-Ahmar hanno tentato di impadronirsi di numerosi palazzi governativi, incluso il ministero degli Interni .

Gli scontri sono cominciati dopo che Saleh si è ritirato, per la terza volta, da un accordo di mediazione negoziato dai vicini Paesi arabi del Golfo che prevedeva il suo ritiro e l’apertura a un governo di unità nazionale. Abdullah Saleh è al potere da 33 anni. A febbraio, sull’onda delle manifestazioni in Egitto e Tunisia, anche in Yemen è nato un movimento per la democrazia e le riforme.

Ieri il presidente Barack Obama ha rinnovato la sua richiesta a Saleh di abbandonare il suo ruolo. Saleh ha risposto: “Non lavoriamo in base a un’agenda straniera, non prendiamo ordini dall’esterno. E’ un problema interno”. L’opposizione ha dichiarato che le proteste si intensificheranno se Saleh non se ne va.