Kirkuk, cristiani e musulmani uniti pregano la Madonna per la pace in Iraq
di Joseph Mahmoud
L’iniziativa, lanciata dall’arcivescovo mons. Sako, ha visto la partecipazione di leader politici, religiosi e moltissimi fedeli che hanno gremito la cattedrale. Presenti anche le famiglie delle vittime di attentati. Il prelato ha sottolineato il “valore” dell’incontro, in un periodo di “sofferenze”. E aggiunge: i cristiani lavorano per la riconciliazione, ma non vogliono ghetti, né diaspore.
Kirkuk (AsiaNews) – Cristiani e musulmani irakeni, uniti, hanno pregato la Madonna per la fine delle violenze nel Paese. I leader religiosi – cattolici, sciiti, sunniti, curdi – hanno lanciato delle colombe come segno di pace, nella speranza che l’Iraq possa superare conflitti e divisioni. È quanto è successo questa mattina, 31 maggio, a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, dove l’arcivescovo caldeo mons. Louis Sako ha riunito le autorità politiche e religiose musulmane della città, per onorare la madre di Gesù al termine del mese mariano. Nel suo intervento, il prelato ha sottolineato il “valore” dell’incontro, in un periodo di “sofferenze”. Alle celebrazioni ha presenziato anche il vice-governatore, in rappresentanza dei vertici dell’amministrazione locale, insieme alle famiglie di due vittime del terrorismo: Ashur Yacob Issa, rapito e torturato a morte a metà mese, e un ufficiale di polizia musulmano, massacrato con altri 27 il 16 maggio.
 
Oggi si conclude il mese dedicato dalla Chiesa alla Madonna, una figura onorata e riverita non solo dai cristiani, ma capace di unire pure musulmani e membri di altre religioni. Per l’occasione, questa mattina l’arcivescovo caldeo di Kirkuk ha invitato le autorità politiche e religiose musulmane, per una preghiera comune. In città molti fedeli musulmani vengono in pellegrinaggio alla statua della Vergine (nella foto), soprattutto le donne che pregano perché possa realizzarsi un desiderio o un miracolo.
 
Da tempo la giornata è occasione comune per cristiani e musulmani, per pregare per la pace e la stabilità della nazione e della regione di Kirkuk, colpita nelle ultime settimane da una serie di attentati e violenze che ha “scioccato” la popolazione. La preghiera ha avuto luogo questa mattina nella cattedrale, la corale ha cantato inni mariani, l’assemblea interconfessionale ha recitato i salmi 62 e 121, mentre un diacono ha intonato l’Annunciazione a Maria, tratta dal Vangelo di Luca, e un imam la Surat di Myriam, sullo stesso tema. Infine è intervenuto l’arcivescovo, mons. Sako, che ha indirizzato un saluto comune. Il momento più toccante, tuttavia, è stato la recita della preghiera universale alla Vergine, per chiedere la pace e la sicurezza, letta all’unisono da donne cristiana e musulmane in quattro lingue: araba, curda, turcmena e caldea.
 
Al termine delle celebrazioni, un imam sciita turcmeno, un imam sunnita arabo, un imam curdo e l’arcivescovo hanno lanciato delle colombe quali simbolo della pace. Alla celebrazione hanno partecipato il vice-governatore in rappresentanza delle istituzioni (il governatore era impegnato fuori città) e le famiglie di alcune vittime del terrorismo estremista a Kirkuk, cristiane e musulmane. Fra le altre personalità che hanno partecipato alla preghiera vi sono il presidente del Consiglio municipale, il capo della polizia, il capo dell’esercito e i leader dei partiti politici. La cattedrale era colma di gente, fedeli cristiani e musulmani di entrambi i sessi, senza divisioni né barriere.
 
Nel suo intervento, mons. Sako ha sottolineato il valore “dell’incontro fra cristiani e musulmani di Kirkuk”, in un periodo di “sofferenze” attraversate nelle ultime settimane a causa di “una violenza cieca e mortale”. Pur se “spaventati”, ha proseguito il prelato, “siamo uniti, cristiani e musulmani, per onorare la Beata Vergine Maria ‘Mariamana’. La persona della Vergine Maria è uno dei punti di incontro fra noi cristiani e musulmani – ha aggiunto l’arcivescovo di Kirkuk – ma esistono anche altri punti in comune. Tuttavia, vi sono anche differenze e questo è un aspetto normale, che dovrebbe essere riconosciuto, accettato e rispettato perché parte della volontà di Dio”.
 
“Il testo della Bibbia e del Corano – continua il prelato – sulla Surat di Maryam hanno sottolineato questa convergenza notevole. Maria ci ha invitato a pregare ciascuno a modo proprio ma, andando oltre le parole, il valore ultimo è mantenere il rapporto intimo con Dio e rendere Dio sempre presente davanti ai nostri occhi, quale punto di riferimento per il nostro cammino alla ricerca del bene per tutti”. Egli ha augurato che i cristiani e i musulmani diventino “pilastri fondamentali per la città e dell’intero Paese per fede, cultura e morale” quali sostenitori “della pace, della giustizia e del diritto”.
 
Mons. Sako ha poi precisato che oltre all’incontro di oggi in chiesa, egli auspica momenti comuni anche nel santuario sciita e nella moschea “per costruire una vera e propria comunità fraterna, desiderosa di costruire la pace, la stabilità e la sicurezza”. Egli invita a non accettare “gli effetti devastanti della violenza”, ma di affidarsi al “linguaggio dei coraggiosi”, ovvero la ragione e il dialogo che conducano “a intese e accordi” per “consolidare “l’armonia fra le varie componenti”. “Basta violenze – afferma a gran voce – basta vivere ostaggio di tensioni e paure costanti” o come “stranieri nelle nostre città e nelle nostre case”.
 
“Noi cristiani irakeni – conclude il prelato – siamo legati ai nostri fratelli musulmani, alle nostre radici e alla terra irakena. Siamo pronti a contribuire con qualsiasi sforzo per la riconciliazione, senza confinarci in ghetti chiusi e isolati dagli altri, né nei campi profughi allestiti per i migranti della diaspora”.