Ancora proteste sul confine del Golan. Ieri 23 uccisi dal fuoco israeliano
Centinaia di manifestanti siriani e palestinesi hanno cercato di varcare il confine nel giorno della “Naksa”, il ricordo della sconfitta araba nella Guerra dei sei giorni. Probabili altre dimostrazioni di protesta nei prossimi giorni.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Per il secondo giorno consecutivo decine di dimostranti siriani e palestinesi sono radunati oggi nelle immediate vicinanze delle postazioni avanzate israeliane sulle alture occupate del Golan, in prossimità della località drusa di Majdal Shams. Ieri in occasione della Giornata della Naksa (il termine arabo che definisce la sconfitta nella Guerra dei sei giorni) centinaia di dimostranti siriani e palestinesi hanno cercato per molte ore di aprire una breccia nei reticolati di frontiera. Secondo le autorità siriane negli scontri 23 persone sono rimaste uccise e 350 ferite. Israele replica che si tratta di cifre ''molto esagerate'' e accusa la Siria di aver innescato la tensione sul Golan, per distogliere l’attenzione internazionale dalla repressione della popolare in atto da mesi nel Paese.

L’esercito israeliano afferma che i soldati hanno sparato “con precisione” verso le gambe e i piedi di quanti cercavano di abbattere i reticolati. L’esplosione di una mina anti-tank, provocata da una bottiglia molotov, avrebbe causato la maggior parte delle perdite in vite umane. Nessuno dei manifestanti è riuscito a varcare il confine, a differenza delle manifestazioni avvenute il 15 maggio, giorno in cui i palestinesi ricordano la “Nakba”, la catastrofe, cioè la nascita dello Stato di Israele.

Tuttavia i commenti sui giornali israeliani sottolineano la difficoltà della situazione. “L’approccio israeliano sembra destinato a non essere vincente. L’esercito è intrappolato fra due obiettivi contraddittori: impedire che il confine sia violato, e messa in questione la sovranità israeliana (anche se questo punto è esso stesso discutibile, dal momento che il resto del mondo non riconosce il Golan come territorio israeliano) e ridurre al minimo il numero di civili uccisi”, scrive Haaretz. Mentre il Jerusalem Post avverte: “Tutti gli osservatori concordano nell’opinione che gli elementi ostili cercheranno di organizzare incidenti di confine di più ampia portata ben presto”.