Finisce il digiuno del guru, accusato di corruzione
di Nirmala Carvalho
Lo afferma Lenin Raghuvanshi, attivista per i diritti umani che conosce di persona Baba Ramdev. Che avverte: “Con un impero di miliardi di dollari non dichiarato, spostamenti in elicottero e tracce di tessuti animali nei farmaci da lui venduti, non può parlare di corruzione”.

New Delhi (AsiaNews) – Lo sciopero della fame del guru anticorruzione Baba Ramdev “è dettato solo dall’economia di mercato e dai soldi investiti nelle sue televisioni [che hanno trasmesso 24 ore su 24 il digiuno del guru, ndr]”: lo afferma Lenin Raghuvanshi, attivista per i diritti umani. Il guru dello yoga ha terminato ieri il suo sciopero della fame “fino alla morte”, ufficialmente per problemi di salute. Ma per Raghuvanshi, che conosce personalmente Ramdev, tutto il clamore sorto intorno al digiuno è “ironico: il Mahatma Gandhi digiunò per 21 giorni, alimentandosi solo con acqua e sale. Jatin Das è morto in carcere a Lahore dopo 63 giorni di sciopero della fame. E questo guru dello yoga non resiste nemmeno dieci giorni”. Molti in India accusano il guru di attività illegali, e chiedono conto del suo patrimonio.

“Come fa Baba Ramdev ad avere un impero di miliardi di dollari?”, si chiede Raghuvanshi, che è direttore del People’s Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) e medico ayurvedico. “Esistono rapporti che provano la presenza di tessuti di origine animale nei suoi farmaci – continua – e molte accuse di violazione dei diritti del lavoro. Il problema della corruzione non può essere trattato in astratto: perché Ramdev non dichiara il proprio social audit (bilancio sociale)? Egli non rende conto a nessuno dei suoi soldi e dei suoi finanziatori”.

Anche lo swami Adhokshjanand, Shankaracharya (“maestro Shankara”) del monastero di Govardhanpeeth, accusa Ramdev di aver acquisito beni illegali e chiede al guru di dichiarare al popolo il suo patrimonio, “prima di combattere per il denaro nero nascosto all’estero”.

Nonostante il digiuno del guru sia appoggiato dagli estremisti indù, anche associazioni vicine al Bjp (partito ultranazionalista indù) chiedono chiarezza. Baba Hat Yogi, portavoce nazionale del Parishad Akhada (la principale organizzazione dei santoni e degli asceti indiani), ha dichiarato: “Fino a dieci anni fa, Baba Ramdev si spostava in bicicletta. Oggi, vola su un elicottero: esigiamo un’indagine sul patrimonio e sulle entrate derivanti dall’ashram di Ramdev”. Dello stesso avviso anche Trivender Panwar, presidente dello Uttarkhand Kranti Dal (partito dello Stato dell’Uttarkhand, affiliato al Bjp): “Lo scorso anno ha denunciato un ministro dell’Uttarakhand, che gli avrebbe chiesto tangenti per 200 rupie (circa 4 dollari) per qualche favore. Se è così impegnato nell’estirpare la corruzione in India, deve indicare il nome del ministro accusato”.

Più che un guru dello yoga, Baba Ramdev è considerato un magnate della finanza: dal 1995 ha costruito un vero proprio impero dello yoga, che si estende dall’India fino a una remota isoletta della Scozia e gli ha fruttato un patrimonio di 11 miliardi di rupie (circa 240milioni di dollari).