Comunisti cinesi corrotti fuggiti con 800 miliardi di yuan (in quasi 20 anni)
Sono membri del Partito e amministratori di ditte statali. Il denaro – frutto di bustarelle e guadagni illeciti – è stato trasportato all’estero con valigie piene di soldi o con “corrieri” in affitto. La Banca di Cina confessa: la corruzione sta mettendo in pericolo il potere del Partito comunista.
Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 18 mila cinesi dell’establishment sono fuggiti all’estero in meno di 20 anni portando con loro circa 800 miliardi di yuan (pari a 87,24 miliardi di euro) guadagnati con la corruzione.

Un rapporto della Banca centrale di Cina, pubblicato in questi giorni, afferma che il denaro è stato trasportato fuori del Paese con valigie piene di soldi o affittando “corrieri” che come “formiche” hanno trasferito il denaro in altre nazioni.

Fra i 18 mila vi sono quadri del Partito e amministratori di ditte statali che hanno ricevuto bustarelle o hanno fatto guadagni illeciti. Il periodo considerato è quello fra la metà degli anni ’90 e il 2008.

Il rapporto spiega che i quadri di basso livello, che hanno rubato relativamente piccole somme di denaro, sono fuggiti in Paesi quali Thailandia, Myanmar, Malaysia, Mongolia, Russia.

Quelli di atto e altissimo livello, con enormi somme di denaro, hanno preferito i Paesi più liberali: Stati Uniti, Canada, Australia, Olanda. Se non riuscivano ad avere subito il visto per questi Paesi occidentali, si piazzavano in via temporanea in Paesi africani, latinoamericani o dell’Europa dell’est.

Il rapporto di 67 pagine, in origine era segnato come “confidenziale”; poi però ha vinto un premio quale “eccezionale rapporto di ricerca finanziaria” ed è stato pubblicato sul sito della banca.

Il documento – redatto nel giugno 2008 - afferma che la rampante corruzione sta minando le basi al Partito comunista. “Essa [la corruzione] – si afferma – è una minaccia diretta alla struttura di politica pulita del Partito comunista e indebolisce le fondamenta del potere del Partito”.