Proteste pacifiche: arrestati più di 60 tibetani nel Sichuan
Manifestavano per l’indipendenza tibetana, il ritorno del Dalai Lama in Tibet, la libertà religiosa e il rilascio dei connazionali. Le proteste sono quotidiane, anche due o tre volte al giorno. Per il 90mo anniversario del Partito comunista cinese (1mo luglio prossimo) Pechino aumenta i controlli.
 Dharamsala (AsiaNews/Rfa) – Più di 60 tibetani sono stati arrestati dalla polizia cinese nell’area di Kardze (regione sudoccidentale della provincia del Sichuan) il 23 giugno scorso. Lo riferisce l’emittente Radio Free Asia. Monaci e gente locale “manifestavano per l’indipendenza tibetana, il ritorno del Dalai Lama in Tibet, la libertà religiosa e il rilascio dei monaci già detenuti”, afferma Jampel Monlam, a capo del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia. Pechino ha stretto la sicurezza nella zona dal 6 giugno scorso, quando sono iniziate le proteste.

“Le proteste avvengono tutti i giorni, anche due o tre volte al giorno, e tra il 17 e il 19 giugno hanno subito un’impennata notevole”, ha dichiarato Jampel Monlam.

Kalsang, MP del parlamento tibetano in esilio, ricorda che da mesi le autorità cinesi stringono il cappio in tutta la regione himalayana e ogni giorno viene arrestato qualcuno. Nel marzo scorso “fino a data da destinarsi” le autorità avevano bloccato il rilascio dei visti ai turisti stranieri. La mossa era legata alle celebrazioni del 60mo anniversario della cosiddetta “liberazione pacifica” del Tibet, quando il Paese è stato occupato dall’esercito di Mao Zedong nel 1951 (cfr. AsiaNews, “Da marzo in poi, proibito il Tibet ai turisti stranieri”).

Anche per il 90mo anniversario della fondazione del Partito comunista cinese, il prossimo 1mo luglio, Pechino sta intensificando i controlli nei monasteri e nei conventi.