Aung San Suu Kyi contro il governo birmano: continuo la lotta politica
Nei giorni scorsi il ministro degli Interni aveva incolpato l’opposizione di ostacolare il processo di riunificazione nazionale. La Lega nazionale per la democrazia è un partito “legale” e non contrasta il lavoro del governo o del Parlamento. Le sterili iniziative Ue e Onu non migliorano il livello di democrazia. I Paesi Asean legittimano la dittatura.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – La Lega nazionale per la democrazia (Nld), principale movimento di opposizione in Myanmar, è un partito “legale” e non intende contrastare il lavoro del governo o del Parlamento birmano. È quanto affermano i leader della Nld, rispondendo a una lettera indirizzata nei giorni scorsi ad Aung San Suu Kyi e ad Aung Shwe. La missiva, scritta dal ministro degli Interni, intimava ai leader democratici di “sospendere ogni azione politica” contraria all’esecutivo o all’assemblea parlamentare a Naypyidaw.

La lettera firmata da Aug San Suu Kyi, segretario generale della Nld, è indirizzata al generale Ko Ko ministro birmano degli Interni. La Nobel per la pace sottolinea che le “attuali leggi in vigore” nel Paese non consentono lo scioglimento della Nld, anche se il partito non si è registrato per le elezioni generali del novembre scorso.

La decisione di boicottare le elezioni intendeva esprimere una protesta contro un voto “farsa”, che non avrebbe modificato l’assetto di una nazione in cui il potere resta saldo nelle mani dei militari. I vertici della Nld aggiungono che non intendono “opporsi apertamente al sistema parlamentare e al governo”, ma seguono le leggi vigenti perché prevalgano “il senso di ordine e giustizia”.

Nei giorni scorsi il giornale di Stato The New Light of Myanmar ha pubblicato una lettera del ministero degli Interni, in cui si accusavano Aung San Suu Kyi e Aung Shwe di ostacolare il processo di riconciliazione nazionale. Il quotidiano governativo ha inoltre imputato alla Nld la colpa di “mantenere aperti gli uffici”, sebbene il partito sia “illegale” perché non ha partecipato al voto di novembre.

La giunta continua gli attacchi contro l’opposizione democratica, mentre l’esercito ha avviato da settimane un’offensiva nel nord per sradicare la resistenza dei gruppi armati Kachin e Shan, esponenti delle minoranze etniche.

Intanto si mostrano sempre più deboli e inefficaci le iniziative diplomatiche dell’Unione europea e delle Nazioni Unite, insieme alle sanzioni economiche imposte dal blocco occidentale. Cina e India fanno a gara per stringere accordi di cooperazione e commerciali con la leadership; i Paesi Asean – associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico – potrebbero concedere al Myanmar la presidenza nel 2012, legittimando di fatto la dittatura al potere.