Dopo lo stupro di una monaca buddista, le minoranze chiedono più sicurezza
di Kalpit Parajuli
In centinaia protestano a Kathmandu dopo le violenze su una giovane monaca buddista, da 17 giorni in stato di semi-incoscienza. I violentatori sono ancora a piede libero. Mossa “pilatesca” delle autorità, che invitano i religiosi a difendersi da soli.
Kathmandu (AsiaNews) – Centinaia di cristiani, islamici e rappresentanti di gruppi tribali hanno protestato ieri a Kathmandu per chiedere al governo una maggiore tutela delle minoranze religiose e più sicurezza. A scatenare la protesta, lo stupro di Sangita Lam, 21 anni, monaca buddista violentata lo scorso 24 giugno da cinque uomini su un bus nel Nepal orientale.

Fonti di AsiaNews affermano che la donna è a tutt’oggi ricoverata in stato di semi-incoscienza nell’ospedale di Siliguri (India). I suoi violentatori, fra cui l’autista del bus e il suo assistente, sono ancora a piede libero. Nei giorni scorsi le autorità hanno assicurato il veloce arresto dei criminali, negando però nuove misure di sicurezza a difesa delle minoranze. “In questo momento - ha affermato Gangalal Tuladhar, portavoce del governo - per noi è impossibile garantire la sicurezza a tutte le minoranze, i religiosi devono essere più prudenti e in grado di difendersi da soli”.

Secondo Angdawa Sherpa,  membro dell’Assemblea Costituente del Nepal, “Lo stupro di Sangita è un atto di violenza contro tutte le minoranze religiose”. La Sherpa critica l’inerzia del governo. La polizia impiega mesi per arrestare chi commette violenza contro esponenti di minoranze religiose. “Se le autorità non daranno una condanna esemplare agli stupratori di Sangita – afferma – vi saranno nuovi casi di violenze contro monaci e religiosi”.