Laos, allarme per la vita di due pastori protestanti in carcere da sei mesi
Arrestati lo scorso 4 gennaio, i due leader religiosi versano in gravi condizioni di salute. Per le autorità potranno uscire dalle celle solo se rinunceranno alla loro fede. Migliorano le condizioni delle famiglie cristiane espulse dal villaggio di Katin nel 2010.
Vientiane (AsiaNews/Agenzie) – Detenuti in carcere da oltre sei mesi, versano in gravi condizioni di salute i due pastori protestanti arrestati insieme ad alcuni fedeli lo scorso 4 gennaio nella provincia di Khammouan (Laos meridionale). Secondo la Human Rights Watch for Lao Religious Freedom (Hrwlrf), le autorità carcerarie hanno detto agli uomini che potranno uscire dalle loro celle non appena firmeranno il documento che attesta la loro rinuncia alla fede.

Wanna e Yohan sono accusati di aver “organizzato un incontro segreto” e con fini sovversivi. In realtà i due pastori protestanti si erano riuniti insieme ai loro fedeli per pregare in occasione del Natale e avevano ottenuto i permessi necessari dalle autorità di governo.

Intanto, migliora la condizione delle 18 famiglie cristiane, espulse nel 2010 dal villaggio di Katin (distretto di Ta-Oih) per essersi rifiutate di abiurare la propria religione. “Con l’arrivo della stagione secca - afferma Sirikoon Prasertsee, portavoce di Hrwlrf – le famiglie sono state costrette a uscire dai margini della foresta e hanno iniziato a elemosinare cibo”. L’attivista spiega che grazie alcuni contadini della zona hanno offerto loro un piccolo terreno dove coltivare riso.

Tuttavia le loro condizioni sono ancora a rischio. A tutt’oggi le 18 famiglie contadine vivono in un centro di accoglienza provvisorio nei pressi del villaggio di Katin, nel distretto di Ta-Oyl, nella provincia di Caravan, nel sud del Laos. In due diversi frangenti, i cristiani sono stati scacciati dalle loro case. Il primo episodio risale al gennaio 2010 e ha riguardato 11 famiglie, mentre il secondo provvedimento – preso a dicembre dello scorso anno – ha interessato altre sette famiglie. Da circa un anno i capi villaggio impediscono ai cristiani di ritornare nelle loro terre i funzionari hanno imposto alle famiglie della zona di non aiutare i cristiani o fornire loro cibo. Il loro scopo è “affamare” le persone, fino a che “non abbandoneranno il cristianesimo”.