Diecimila cristiani e musulmani marciano a New Delhi per i Dalit
di Santosh Digal
La manifestazione guidata dall’arcivescovo di Delhi, Vincent Concessao. Il cardinale Oswald Gracias: “Sono un Dalit, e soffro quello che voi soffrite”. La richiesta: non escludere i Dalit cristiani e musulmani dai benefici della legge che tutela le caste più vulnerabili.
New Delhi (AsiaNews)— Al termine di tre giorni di digiuno compiuto in segno di protesta da leaders della Chiesa e da migliaia di attivisti provenienti da tutta l’India, una folla di oltre diecimila persone ha marciato il 28 luglio per oltre cinque chilometri attraverso le strade di New Delhi, da Ramlila a Jantar Mantar per chiedere che il governo garantisca e difenda i diritti di tutti i Dalit.

Più di 50 arcivescovi e vescovi insieme a migliaia di preti suore e laici hanno partecipato alla manifestazione, a cui era presente anche il cardinale di Mumbai, Oswald Gracias. Il porporato ha dichiarato: “Io sono un Dalit e soffro quello che voi soffrite”, e ha chiesto al governo di includere i Dalit cristiani e musulmani nella lista delle caste protette. Il porporato ha detto che escludere dai benefici di legge i Dalit cristiani e musulmani è una “discriminazione clamorosa” e una violazione della costituzione indiana.

La marcia è stata guidata dall’arcivescovo di Delhi Vincent M. Concessao e da altri leader ecclesiastici ed è cominciata con una preghiera e si è dipanata verso Jantar Mantar con bandiere e cartelli e scandendo slogan a favore dei Dalit. L’arcivescovo Concessao, che è coinvolto in questa causa da trent’anni, ha detto che “la nostra causa che ci ha portato insieme nella capitale da tutto il Paese è una causa nazionale, ed è racchiusa così chiaramente nel Preambolo della nostra costituzione che proclama la sua visione in termini di giustizia, eguaglianza libertà e fraternità. La giustizia è una causa dell’umanità. E’ la causa di Dio stesso, come ci dice la Bibbia”.

Il presule ha aggiunto: “Di conseguenza coloro che si oppongono alla giustizia, attivamente o con l’inazione o con tattiche dilatorie scavano la loro tomba. Non hanno bisogno di avversari che li sconfiggano. Non importa quanto siano potenti re e regni e partiti politici: quando compiono ingiustizie sulla gente inerme, cadono. E’ già accaduto in passato, e sta accadendo ora e accadrà in futuro perché la giustizia è una richiesta basilare dell’umanità”.

L’arcivescovo ha aggiunto che sta diventando sempre più chiaro quale è l’ostacolo reale. I partiti religiosi indù non accetteranno la giustizia, ma quasi tutti gli altri partiti, sia nazionali che regionali, appoggiano questa richiesta. Il paragrafo discriminatorio verso Dalit cristiani e musulmani è stato inserito quando il partito del Congresso era al governo e oggi il governo e il Congresso dovrebbero accettare la responsabilità di cancellare quella clausola. “Se il governo fa orecchie da mercante alle lacrime dei Dalit, Dio non lo farà”.