“Madre Teresa” di Bangalore, una nuova battaglia per i suoi lebbrosi
Dal 2007 il centro di riabilitazione ha dovuto sacrificare il dormitorio per poveri e senzatetto, perché il governo non ha rinnovato l’affitto su tutti i terreni. Alla fine di luglio, la religiosa ha rischiato di dover lasciare l’India, dove lavora da 29 anni.
Bangalore (AsiaNews/Agenzie) – Suor Jacqueline Jean, la “Madre Teresa” di Bangalore, si sta preparando a una nuova battaglia, per salvare il centro di riabilitazione dove in quasi 30 anni ha assistito – e continua ancora oggi – quasi 5mila lebbrosi. Dopo aver rischiato di dover lasciare i malati di lebbra, adesso la missionaria inglese teme per l’intera Sumanahalli Society: dal 2007, il governo non ha più rinnovato concessioni e affitto a tutti i 63 acri di terra su cui sorgono le strutture del centro per “ampliamento stradale”.

La riduzione delle concessioni – adesso il centro può occupare solo 55 acri – ha condotto all’eliminazione dell’edificio dove si ospitavano i mendicanti e chi non aveva una casa. Ma suor Jean è preoccupata anche per l’intera Sumanahalli Society, che comprende ospedali, scuole, un centro di riabilitazione per malati di lebbra e di Hiv/Aids, e altre strutture.

Alla fine dello scorso luglio, il governo ha negato a suor Jean il rinnovo annuale del suo visto, dandole un mese di tempo per lasciare il Paese e tornare in Gran Bretagna. Sollecitato dalle molte reazioni negative, il ministro indiano dell’Interno P. Chidambaran è intervenuto prolungando il visto della suora “senza limiti di tempo”. (cfr. AsiaNews.it, “Marcia indietro del governo, la “Madre Teresa” di Bangalore può restare in India”).