Disastro di Wenzhou: Pechino “costretta” a garantire “più trasparenza”
Il Consiglio di Stato chiede alle autorità di agire in modo “trasparente”. Si cerca di placare un’opinione pubblica sfiduciata. Ma esperti notano che prosegue la rigida censura delle notizie sul disastro ferroviario e chiedono anzitutto libertà di parlarne.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – “Più trasparenza” nella gestione delle emergenze: in una circolare del 2 agosto, il Consiglio di Stato, vero governo cinese, ha indicato alle autorità che le questioni di interesse generale “devono essere rivelate in modo obiettivo e tempestivo”. Pechino cerca di recuperare credibilità, mentre ancora infuriano le polemiche sul disastro ferroviario di Wenzhou del 23 luglio con 40 vittime e sul successivo tentativo delle autorità di evitare spiegazioni.

Dopo la collisione dei 2 treni, le autorità hanno cercato di non fornire risposte, persino negando un incontro ai parenti delle vittime accorsi sul luogo. Il 29 luglio il Dipartimento Centrale di Propaganda del Partito comunista ha proibito ai media qualsiasi notizia o commento negativo sull’incidente o sui soccorsi. Questo ha indignato l’opinione pubblica in un modo senza precedenti: anche perché da sempre la Cina indica l’alta velocità come uno dei suoi grandi successi e i treni veloci sono utilizzati da tutti.

Analisti osservano che, per rassicurare la popolazione, non basta che ieri Sheng Guangzu, ministro delle Ferrovie, abbia affermato che la rete ferroviaria è “sicura in modo assoluto”. Per recuperare la fiducia di chi viaggia in treno occorre spiegare cosa è successo e individuare precise responsabilità, spiegare in che modo sia stata gestita l’emergenza (una bambina di 2 anni è stata trovata dopo 21 ore viva nel treno distrutto, ore dopo che la dichiarazione ufficiale che non c’erano altri sopravvissuti) e poi cosa si sta facendo per rendere i treni più sicuri.

Molti sono scettici sul richiamo del Consiglio di Stato alla trasparenza, anche perché, come osserva Qian Gang di China Media Project presso l’Università di Hong Kong, “i singoli dipartimenti possono interpretare il documento in modo differente”. Egli osserva che è ancora facoltà delle autorità “porre il segreto” sugli esiti delle indagini e che “i dipartimenti per la propaganda possono ancora frenare le critiche dei media e dire che devono guidare in modo obiettivo l’opinione pubblica”.

C’è pure scarsa fiducia nell’indagine svolta dal medesimo ministero delle Ferrovie. Anche perché solo pochi mesi fa l’allora ministro Liu Zhijun è stato arrestato per gravi fatti di corruzione, collegati anche ai fondi per l’alta velocità.

Il gruppo per la tutela dei diritti Chinese Human Rights Defenders osserva che ancora manca una lista ufficiale e definitiva di morti e feriti; che su internet è in atto una severa censura su chi ne parla; che alcuni parenti delle vittime sono stati minacciati dalle autorità a cessare i commenti negativi se vogliono ricevere un indennizzo. Varie parti chiedono che l’Assemblea Nazionale del Popolo crei una commissione per accertare le cause e riferire in modo periodico gli esiti, come prevede l’art.71 della Costituzione. Per prima cosa,Chrd chiede che sia tolta ogni censura sul problema e siano consentite indagini indipendenti, perché solo la libertà di parola e di informazione garantiscono un effettivo controllo sulle autorità.

Per evitare che tutto finisca come per le migliaia di bambini morti sotto le scuole crollate come budini di tofu per il terremoto del Sichuan del maggio 2008: anche allora Wen Jiabao corse sul luogo e garantì indagini rapide e trasparenti. Pechino non ha poi mai rivelato l’esito degli accertamenti e nemmeno l’elenco delle vittime. Però è stato incarcerato e processato chi ha fatto accurate indagini indipendenti.