Il Nepal arresta il rappresentante ufficiale del Dalai Lama
L’arresto avvenuto dopo che Thinley Lama ha tenuto una conferenza stampa chiedendo il rispetto dei diritti degli oltre 20mila profughi tibetani. E’ stato rilasciato dopo alcune ore. Da anni il Nepal, tradizionale rifugio dei tibetani, asseconda sempre più i desideri di Pechino.
Kathmandu (AsiaNews) – La polizia del Nepal ha arrestato il 5 agosto Thinley Lama (nella foto), rappresentante ufficiale del Dalai Lama, dopo che ha tenuto una conferenza stampa per sollecitare il rispetto dei diritti dei profughi tibetani. Nel Paese vivono oltre 20mila esiliati, ma negli ultimi anni Kathmandu ha adottato una politica sempre più corrispondente ai desideri di Pechino di trattarli con grande durezza, nonostante lo status di profughi.

Thinley, cittadino nepalese e coordinatore dell’Ufficio per il Benessere dei Rifugiati Tibetani, si è richiamato ai 4 trattati firmati tra Nepal e Tibet come “Paesi sovrani” nel 1645, 1789, 1792 e 1856, mai annullati, e ha ricordato che il Paese himalayano è sempre stato un rifugio naturale per i profughi tibetani, che tuttora vi riparano numerosi ogni anno fuggendo dalla Cina, nonostante la vigilanza delle guardie cinesi pronte a sparare. Egli ha anche ricordato le discriminazioni qui subite dai tibetani, che hanno difficoltà a trovare lavoro e a conseguire un’istruzione superiore, sollecitando l’adozione di precise leggi per riconoscere i loro diritti.

Subito dopo egli è stato portato via e interrogato dalla polizia. Fonti tibetani hanno riferito che la polizia ha voluto “avvertirlo” di essere meno deciso nelle dichiarazioni e che è stato rilasciato dopo circa 8 ore dopo che si è impegnato ad avvertire le autorità circa le iniziative future del suo Ufficio.

Da anni Pechino preme sul Nepal perché impedisca qualsiasi “attività anticinese” e sostiene che non ci sono “profughi tibetani”, ma solo immigrati illegali. Di recente le autorità nepalesi hanno impedito alla comunità tibetana persino di celebrare le proprie ricorrenze o di manifestare in alcun modo la loro identità nazionale e sono intervenute persino per commemorazioni religiose di proteste anticinesi. Il 6 luglio la polizia di Kathmandu ha “avvertito” i tibetani di non celebrare il compleanno del Dalai Lama.

Più volte gruppi per la tutela dei diritti hanno chiesto l’intervento della comunità internazionale contro la “persecuzione” dei profughi tibetani in Nepal.

I buddisti tibetani e di altri Paesi contestano anche il progetto cinese di trasformare Lumbini, luogo natale di Buddha, in una sorta di attrazione turistica, con un investimento di 3 miliardi di dollari.