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Papa ai seminaristi della Gmg: Apostoli con Cristo, compagni di viaggio e servitori degli uomini
Benedetto XVI celebra una messa coi seminaristi di tutto il mondo presenti alla Gmg ed esalta la vocazione sacerdotale, “radicata in Cristo”. Alle migliaia di giovani chierici presenti chiede di essere grati a Cristo per questo “gesto di predilezione verso ciascuno di voi”. Imitare Cristo e testimoniare di fronte al mondo “senza complessi e senza meschinità”. San Giovanni d’Avila patrono del clero spagnolo, sarà proclamato dottore della Chiesa universale. Il papa confessa alcuni ragazzi della Gmg.
Madrid (AsiaNews) – Essere seminaristi significa affrontare un cammino fatto di “amore e realismo”, di “audacia e autenticità” e soprattutto significa prepararsi “ad essere apostoli con Cristo e come Cristo, per essere compagni di viaggio e servitori degli uomini”. Di fronte a migliaia di seminaristi giunti a Madrid per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg), Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza e l’urgenza della vocazione sacerdotale, in una messa celebrata stamane nella cattedrale di Santa María la Real de la Almudena stipata all’inverosimile.
Ricollegandosi al tema della Gmg, “Radicati e fondati in Lui, saldi nella fede”, egli ha chiesto ai giovani chierici “una vita profondamente radicata in Cristo”, che si rivela “come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia”.
Inserire una messa con i seminaristi nel programma della Gmg, appare un gesto pieno di coraggio, dopo le rivelazioni e i veleni emersi gli scorsi anni sullo scandalo dei preti pedofili. Benedetto XVI va dritto al cuore della vocazione sacerdotale, un “gesto di predilezione” di Cristo “verso ciascuno di voi”. “Nel vedervi – aggiunge - mi rendo conto ancora una volta come Cristo continua a chiamare giovani discepoli per farli suoi apostoli, così che permane viva la missione della Chiesa e l’offerta del Vangelo al mondo”.
Allo stesso tempo, un incontro coi seminaristi – come ieri l’incontro con le giovani consacrate – è l’occasione e lo spunto per i giovani della Gmg a porsi la domanda sulla propria vocazione e di vederne insieme la profondità e il fascino.
Benedetto XVI tratteggia la personalità di Cristo sacerdote : “La sua vita fu un servizio e la sua dedizione un’intercessione perenne, ponendosi a nome di tutti di fronte al Padre come Primogenito di molti fratelli”. E parla soprattutto dell’Eucaristia, che “è l’espressione reale di tale dono incondizionato di Gesù per tutti, anche per coloro che lo tradivano. Offerta del suo corpo e del suo sangue per la vita degli uomini e per il perdono dei loro peccati. Il sangue, segno di vita, ci fu dato da Dio come alleanza affinché potessimo porre la forza della sua vita là dove regna la morte a causa del nostro peccato, e così distruggerlo. Il corpo spezzato e il sangue versato di Cristo, cioè la sua libertà offerta, si sono convertiti attraverso i segni eucaristici nella nuova fonte della libertà redenta degli uomini. In Lui abbiamo la promessa di una redenzione definitiva e la speranza certa dei beni futuri. Attraverso Cristo sappiamo che non siamo dei viandanti verso l’abisso, verso il silenzio del nulla o della morte, ma siamo dei pellegrini verso una terra promessa, verso di Lui, che è la nostra meta e anche la nostra origine”. “Cari amici – aggiunge - preparatevi ad essere apostoli con Cristo e come Cristo, per essere compagni di viaggio e servitori degli uomini”.
Invitando questi giovani a fare del tempo del seminario un periodo di “silenzio interiore, di orazione costante, di studio assiduo e di prudente inserimento nell’azione e nelle strutture pastorali della Chiesa”, egli ricorda che la Chiesa è “creata da Cristo mediante lo Spirito Santo e, allo stesso tempo, risultato di quanti la costituiamo con la nostra santità e con i nostri peccati. Così ha voluto Dio, che non disdegna di fare di poveri e peccatori suoi amici e strumenti di redenzione del genere umano. La santità della Chiesa è prima di tutto la santità oggettiva della persona stessa di Cristo, del suo Vangelo e dei suoi Sacramenti, la santità di quella forza dall’alto che l’anima e la sospinge. Noi dobbiamo esser santi per non creare una contraddizione fra il segno che siamo e la realtà che vogliamo significare”.
L’invito è sempre all’imitazione di Cristo: “Chiedete quindi a Lui che vi conceda di imitarlo nella sua carità fino all’estremo verso tutti, senza escludere i lontani e i peccatori, così che, con il vostro aiuto, si convertano e ritornino sulla retta via. Chiedetegli che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai poveri, con semplicità e generosità”.
Allo stesso tempo vi è l’invito a una testimonianza coraggiosa di fronte al mondo: “Affrontate questa sfida senza complessi, né mediocrità, anzi come un modo significativo di realizzare la vita umana nella gratuità e nel servizio, quali testimoni di Dio fatto uomo, messaggeri dell’altissima dignità della persona umana e, di conseguenza, suoi incondizionati difensori. Sostenuti dal suo amore, non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia”.
Alla fine della celebrazione, Benedetto XVI ha dato l’annuncio di aver deciso di proclamare san Giovanni d’Avila quale dottore della Chiesa universale.
Giovanni d’Avila, un santo andaluso del XVI secolo, è patrono dei sacerdoti spagnoli ed è fra i patroni della Gmg di Madrid.
Prima della messa, il papa si era recato alla Fiesta del Perdon, nel più vasto parco cittadino, dove sono collocati 200 moderni confessionali e dove per tutta la settimana della Gmg vi sono sacerdoti che confessano i giovani nelle diverse lingue. Anche Benedetto XVI si è soffermato a confessare alcuni ragazzi.