Le battaglie d’acqua fra i giovani spaventano gli ayatollah
Numerosi arresti di giovani in tutto il Paese da luglio fino ad oggi, perché impegnati in battaglie con bottiglie e pistole ad acqua nei parchi. La paura del regime: “Questo non è semplicemente un gioco. Questo gesto è guidato dall’estero”.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – La polizia iraniana ha arrestato il 2 settembre scorso un gruppo di persone responsabili di fare una battaglia con l’acqua in un parco di Teheran. il comandante in capo della polizia del Paese, il generale Ahmad Radan, ha dichiarato che il gruppo aveva pianificato la battaglia grazie a Internet e volevano “infrangere i costumi tradizionali”.

La polizia è intervenuta varie volte durante l’estate per reprimere le battaglie d’acqua. Nel primo incidente a luglio centinaia di giovani uomini e donne hanno combattuto una battaglia d’acqua nel popolare parco Acqua e Fuoco della capitale, con pistole ad acqua e bottiglie di plastica. La polizia ha fermato decine di combattenti. E molti altri sono stati arrestati in seguito.

I fondamentalisti considerano improprio e immorale che uomini e donne si mescolino liberamente, tanto più innaffiandosi a vicenda. In più c’è il timore che questi raduni possano indebolire la presa del regime sui giovani; o addirittura portare a proteste contro il regime. Dalle manifestazioni di piazza del 2009 ogni tipo di raduno non controllato desta la diffidenza delle autorità.

Il 5 settembre il portavoce del tribunale Gholam Hossein Mohseni Ejehi ha accusato ignote mani straniere di organizzare le campagne di battaglia d’acqua nel Paese: “Questo non è semplicemente un gioco con l’acqua – ha detto – ma un gesto guidato dall’estero”. Ejehi ha affermato che alcune delle persone arrestate venerdì hanno dichiarato “di essere state ingannate; alcune hanno ammesso di aver agito dopo essere state chiamate da alcuni controrivoluzionari”. E anche la televisione statale si è mossa sulla stessa linea, trasmettendo confessioni di alcuni partecipanti che ammettevano di essere stati invitati a partecipare dall’estero. Ma alcuni conservatori, vicini al regime, sostengono che arrestare i ragazzi delle battaglie d’acqua è eccessivo.

Tutte queste affermazioni e opinioni aiutano a capire l’inquietudine dei vertici di Teheran, che sono riusciti a malapena a sottomettere con la forza la cosiddetta “Onda verde”, il movimento seguito alle elezioni-truffa di Ahmadinejad nel 2009.

L’Onda verde ha dei tratti molto simili alle rivolte della primavera araba, nel tentativo di portare più democrazia, meno corruzione, più libertà e lavoro.
Paradossalmente i leader iraniani hanno applaudito alla Primavera araba, sperando nella fine dei regimi appoggiati dagli Usa nel mondo arabo. Ma non permettono che un po’ di primavera fiorisca anche nella loro terra.